Perché scrivere in copertina «vieni e vedi»? È un invito a chi magari si ritrova in mano questo giornale per la prima volta, e lo ha ricevuto da un collega, da un amico o da un volto incontrato per strada. Ma è anche il cuore del cristianesimo. Che, al di là di quanto possiamo pensarne, non è una collezione di idee, regole e valori: è anzitutto una vita. Fatti e persone. Qualcosa che accade e, quando lo intercettiamo, ci sorprende, per la sua bellezza. E incuriosisce, attira. Sollecita dei passi per scoprirne l’origine, per vedere da dove nasce questa novità così inattesa eppure corrispondente alla nostra umanità.
In quel «vieni e vedi» detto da Filippo allo scettico Natanaele – come nei tanti «seguimi» che costellano il Vangelo – c’è tutta la potenza dell’unica strada che può vincere lo scetticismo, oggi come duemila anni fa: l’esperienza. «Vedi tu stesso, giudica tu. Verifica tu se questa novità che ti ha incuriosito è interessante per la tua vita, se la rende più intensa e più vera. Se abbraccia tutta intera la tua domanda di significato e di felicità».
È da brividi, la strada che ha scelto Dio per farsi conoscere e amare. Da brividi perché è l’unica possibile a noi, l’unica veramente umana: passare attraverso la nostra esperienza. Sfidando anche l’ultima riduzione che possiamo fare davanti a una proposta così, perché la parola “esperienza” è tanto immediata quanto, spesso, travisata. Tutti siamo disposti a riconoscere che, come diceva don Giussani, «il cammino al vero è un’esperienza»: si cresce e si impara solo attraverso incontri, avvenimenti, cose che ci vengono dette o ci accadono. Quello che non passa da lì, ci sembra astratto. Eppure – ed è qui l’equivoco – “fare esperienza” è molto di più che “accumulare cose fatte”: richiede l’accorgersi di che natura abbiano quei fatti. E più sono imprevedibilmente straordinari, più occorre questo passo di consapevolezza perché non scivolino via sepolti da un semplice contraccolpo sentimentale («che bello!»). Un avvenimento affascinante, di per sé, non ci fa crescere (lo stesso Vangelo è pieno di gente che non viene scossa neanche dai miracoli). Accorgersi di che si tratta, di chi ce lo sta consegnando come occasione per noi, sì. Può cambiarci.
Cristo scommette tutto su questo. Non si appella a regole, non impone nulla: si sottopone al vaglio della nostra esperienza. Alla semplice lealtà con cui, se siamo colpiti da persone che vivono in maniera stranamente affascinante, assecondiamo la domanda che ci vediamo affiorare dentro: «Di che si tratta? Chi sono questi?». È la stessa domanda – «Chi è costui?» – che trovate nell’allegato. È il testo della Giornata d’Inizio Anno di CL, la proposta di un cammino da fare insieme che poggia proprio su questo: l’esperienza. Ecco, l’augurio è che si spalanchi sempre più questa curiosità. In chi per la prima volta legge racconti come quelli delle prossime pagine, dalla vita dei giovani di GS alle testimonianze arrivate da tanti angoli di mondo.
E in chi su questa strada cammina da tempo, ma continua ad avere bisogno di fatti che accadono ora per non darla per scontata. Per non smettere di crescere.