Descrizione dell'opera
Pubblicato postumo e incompleto, il piccolo Trattato sul sacerdozio offre un profilo di prima mano del modello tridentino di sacerdote. Pur risentendo del linguaggio e della temperie culturale in cui è stato pensato e scritto, nella misura in cui si abbevera alla fonte biblica e ai Padri (abbondano le citazioni di Agostino, Ambrogio, Crisostomo, Gregorio Magno) riesce a trasmettere una visione spirituale intensa, a consegnare una parola di verità e uno stimolo serio al fine di ripensare la vita del prete anche oggi.
Il Maestro d'Avila nel Trattato non si limita a disegnare un ritratto ideale del prete ma, in risposta alle attese riformistiche che avevano trovato eco autorevole al concilio di Trento, si premura di dare indicazioni concrete per la formazione e la vita dei ministri. Innanzitutto - ed è questo il messaggio di fondo del libretto - il sacerdote è configurato a Cristo non solo quando amministra i sacramenti, ma attraverso l'intera sua esistenza. Il prete è sempre offerta gradita a Dio: quando svolge funzioni ministeriali e anche quando soffre, spera, gioisce, si ammala. Una tale dimensione esistenziale totalizzante, che senza l'aiuto della grazia non è immaginabile sostenere, deve essere quindi costantemente alimentata da quella grazia che si ricava da una intensa vita di preghiera, dallo studio delle Scritture e da una pratica della virtù dell'umiltà che comprende la povertà e la fuga da ogni carrierismo.
Sommario
Introduzione al "Trattato" (G. Forlai). Introduzione. I. Ragione d'essere del sacerdote ministro. II. Orazione, ministero sacerdotale. III. Sacrificio, farsi vittima con Cristo sacerdote. IV. Rinnovazione sacerdotale. V. I sacerdoti in cura d'anime. VI. I confessori. VII. I predicatori.
Note sull'autore
Giovanni d'Avila (1499-1569), semplicemente chiamato Maestro d'Avila, canonizzato da Paolo VI il 31 maggio 1970, fu il "Giovanni Battista" del siglo de oro spagnolo: formatore di preti e di laici, si dedicò alla predicazione e alla formazione delle coscienze, indicò senza mettersi in vista, formò senza la pretesa di proporsi come modello. Con la sua predicazione convertì Giovanni di Dio e Francesco Borgia, con il suo discernimento consigliò Teresa d'Avila, con la sua fraternità sostenne Ignazio di Loyola.