«Si ricordi che qui lavoriamo coi secondi, capisce, coi secondi! Arrivederci, aggiunge.»
«Una rotazione completa del tamburo rotante della betoniera intorno al suo asse: su questa unità di tempo è tarato l’orologio degli umani e dei flussi relativi; o viceversa, in fondo la cosa ha poca importanza: animali, vegetali, persone, sentimenti, pensieri, ovvero merci e flussi di merci, e in definitiva tutto ciò che si muove in e per questo territorio, si regola sullo stesso metronomo, ‘lavora’ con gli stessi secondi, o meglio, nel caso umano, ne ha l’impressione; ma negli interstizi, nelle pieghe, nei bordi, negli spazi residui, abbandonati, ai margini, fuori dal flusso, un altro tempo lavora e così in ogni caso moriamo. Curioso: i luoghi in cui più intensamente se ne percepisce la presenza sono le fabbriche abbandonate. La prima impressione che si ricava, esplorando questi spazi, è che lì il tempo si sia improvvisamente fermato, ma naturalmente no, non è così, solo non scorre, non fluisce, soggiorna, abita il luogo, ne pervade l’atmosfera, si fa respirare, toccare, pensare, e nel mentre lavora, indifferente, con ostinata determinazione.»
Indice
L’autore a chi legge - Periferia diffusa - Tristissimi giardini - Frammenti sulla vecchiaia - Rifacimenti - Centro - Assurdo teatro - La lingua, ovvero: l’amore che ho per loro - Note