"La rivoluzione farà molto di più che liberare dall'oppressione e dall'imperialismo: creerà un nuovo tipo di essere umano." Era il 1979 quando Khomeini pronunciò queste parole. Il suo ritorno a Teheran dopo l'esilio fu salutato da quattro milioni di persone, pronte a travolgere la monarchia e instaurare una Repubblica islamica. In nome dell'islam la società iraniana si sarebbe liberata dall'ingiustizia, dalla povertà, dalla corruzione. Ma era sempre in nome dell'islam che un uomo solo, dopo lo shah, continuava a decidere le sorti del Paese. Dieci anni dopo, nel giugno 1989, l'Iran era reduce da una devastante guerra contro l'Iraq e da sanguinose lotte interne quando il funerale di Khomeini venne celebrato in un'atmosfera di esaltazione mistica. Oggi Ahmadinejad, il presidente-pasdaran, ha invocato una "seconda rivoluzione", puntando sui programmi nucleari, su un populismo millenarista e sull'avanzata dello sciismo in Medioriente. Qual è il segreto della solidità della Repubblica islamica, che con tutte le sue ombre continua a guidare una società vivace e complessa? In questo libro Alberto Negri ripercorre la storia dell'Iran per rintracciare le origini della rivoluzione, esplorandone i luoghi, interrogandone i protagonisti, rivelando il ruolo del petrolio e "le colpe" dell'Occidente, e districando la rete di alleanze fra le forze economiche e religiose del Paese che da trent'anni vanifica ogni speranza di riforme nella "Repubblica degli ayatollah".