Nell'interpretazione che Gennaro Sasso ne fornisce in questo libro, Ulisse è, in Dante, non tanto l'eroe della virtù e della conoscenza, e meno che mai è il “fandi fictor” della rappresenta- zione virgiliana, quanto piuttosto l'eroe e insieme la vittima della necessità che, per il tramite del desiderio intrinseco all'uomo, lo spinge ad andare oltre, senza che questo possa mai essere adeguato e un altro «oltre» non si profili come una mèta da raggiungere. Questo concetto è illustrato nell' ampio saggio che apre il volume; ed è particolareggiato, nei successivi cinque, in analisi molteplici che, partendo dal ventiseiesimo canto dell'Inferno, e illustrandone aspetti specifici, aprono il discorso ad altre questioni, concernenti aspetti importanti del pensiero filosofico e teologico di Dante. Ulisse è bensì, infatti, il grande personaggio che racconta la storia della sua cosa verso la morte. Ma, nell'esserlo, è anche il luogo ideale in cui, attraverso il racconto della sua avventura, Dante prese contatto con quel che aveva pensato in una stagione determinata della sua vita, con quel che di quelle esperienze ancora condivideva e con quel che, seguitando a sentirne il fascino, non poteva tuttavia condividere più.