Ushuaia, ultimo confine del mondo. Il 27 settembre 1871, nel tardo pomeriggio, un uomo e una donna di circa vent'anni escono sul ponte della nave e si fermano immobili, uno accanto all'altra, a scrutare l'orizzonte. Quella che guardano è la loro nuova terra e futura dimora. Intanto, sotto coperta, dorme pacificamente la figlioletta di nove mesi. Da tempo hanno lasciato l'Inghilterra e tra ondate gigantesche e stridore di pennoni, sono approdati in una regione desolata e selvaggia in cui vivono tribù senza legge, senza regole e senza dio. La Terra del Fuoco è ancora tutta dei fuegini. Appartiene alle loro usanze e credenze, alla loro intelligenza e ingenuità. Con il compito di portare il cristianesimo, Thomas e Mary Bridges vivono insieme alle popolazioni indigene, fianco a fianco. Con loro creano accampamenti e fattorie, costruiscono case in legno e lamiera smontabili pezzo a pezzo, tracciano le prime strade e allevano animali. Lì nascono e crescono i figli, tra cui Lucas autore di questo libro scritto nel 1947 che racconta la storia dei Bridges.
Dalla fine dell'Ottocento alla metà del secolo successivo, la vita della famiglia Bridges incrocia e accompagna la trasformazione e il viaggio della Terra del Fuoco, una terra mutevole e affascinante, tanto reale da sembrare finta. Uno scenario naturalmente perfetto per qualsiasi libro di avventura. Primavera dopo primavera, l'insediamento dei Bridges è attraversato dai personaggi più diversi: intere famiglie di indigeni, scaltri uomini di medicina, avventurieri privi di scrupoli, cercatori d'oro, scienziati, botanici. Ex galeotti, diventati gauchos, capaci di rovesciare a terra una mucca di qualche quintale senza alcuno sforzo, marinai zoppi o guerci ma che in realtà ci vedono benissimo. Tutti uomini in cerca di fortuna o in fuga da qualcosa. Personaggi ricchi di storie, fortemente romanzeschi nella loro spericolata e concretissima realtà.
Nessuno di questi uomini sfugge alla curiosa abilità di narratore del giovane Lucas. E nulla resta nella sua penna. Gli episodi sono centinaia, e l'autore passa dall'uno all'altro sospinto da una memoria prodigiosa e da una passione profonda per luoghi, tempi e persone che non ci sono più ma che in queste pagine riprendono vita sotto ai nostri occhi. Quasi palpabili.
Non è un caso che proprio la lettura di Ultimo confine del mondo abbia ispirato il viaggio di Bruce Chatwin e la scrittura del suo celebre In Patagonia. Questo è infatti un libro che aderisce con forza alla pelle del lettore e spinge - irresistibilmente - a ripercorrerne le tracce e i sentieri.