Sono passati giusto ottant’anni dall’ottobre del 1928, quando un giovane prete spagnolo, Josemaría Escrivá de Balaguer, fondò l’Opus Dei. Ancora oggi, nonostante la sua grande vitalità e i riconoscimenti che ha avuto in questi decenni (come la canonizzazione del suo fondatore avvenuta nel 2002), l’Opera è considerata con sospetto da molti, ma qual è la verità di tutti i giorni di chi vive nell’Opera? E perché questa verità quotidiana, fatta di santificazione del proprio lavoro, qualunque esso sia, di disciplina interiore e di impegno evangelico, non viene creduta, non viene riconosciuta, non viene capita? «L’intento dell’Opera è risvegliare, nei nostri tempi, lo spirito dei primi cristiani. Una fede operativa, insomma, proprio quella che – è il caso di dirlo – ha una cattiva stampa. La cultura dominante e il messaggio dell’Opus Dei non sono quindi fatti per capirsi subito. Se poi pensiamo al sistema mediatico così com’è, appare evidente che colui che ha il compito di gettare un ponte fra queste due posizioni diventa un personaggio interessante.» E Pippo Corigliano, il portavoce dell’Opus Dei in Italia, un personaggio interessante lo è davvero: è stato uno spensierato ragazzo, la cui unica aspirazione era guidare veloci automobili sportive, per scoprire poi con entusiasmo sempre crescente la via di san Josemaría, che lo portava in tutt’altra direzione; è stato un giovane innamorato e deciso a sposarsi che ha sentito, dopo una predica sulla parabola del buon samaritano, di dover rinunciare a essere padre di famiglia per dedicarsi completamente alla sua vocazione nell’Opera; si è laureato in ingegneria, ma poi si è dedicato per tutta la vita a un lavoro fatto di parole, immagini, contatti personali, quello di portavoce dell’Opus Dei. In quasi quarant’anni di attività, ha incontrato moltissimi protagonisti del giornalismo, dell’editoria e della televisione italiana. E di qualcuno, come Indro Montanelli, Vittorio Messori, Leonardo Mondadori, Ettore Bernabei, è diventato amico. Attraverso una galleria di ricordi fatta di momenti pubblici di grande portata mediatica, come la cerimonia di santificazione di Escrivá de Balaguer, ma anche di toccanti occasioni private, come la cena da lui organizzata per fare incontrare Montanelli con papa Woityla, Corigliano racconta il suo lavoro e la sua vita, non solo di portavoce, ma soprattutto di membro dell’Opus Dei. E ci presenta, con sincerità e con spirito, un ritratto dal vero dell’Opera, della sua organizzazione e della sua storia, del messaggio del suo fondatore e delle attività dei suoi seguaci, che ormai sono migliaia in tutto il mondo. «Non vorrei dare l’impressione che l’Opus sia il paradiso in terra» scrive Corigliano nella conclusione «ma certo, per me, usando un’espressione cara al fondatore , è il posto migliore per vivere e per morire.»
Pippo Corigliano (Napoli, 1942), ingegnere elettrotecnico, conosce l’Opus Dei e il suo fondatore, San Josemaría Escrivá de Balaguer, e aderisce all’Opera nel 1960. Dirige il centro dell’Opus Dei a Napoli fino al 1970, quando si trasferisce a Milano per entrare nella commissione regionale dell’Opus Dei in Italia, l’organo di governo delle attività dell’Opera nel nostro Paese. Da allora si è occupato della comunicazione dell’istituzione. Nel 1980 si trasferisce a Roma a dirigere il nuovo Ufficio informazioni dell’Opus Dei. Da sempre segue le attività formative dell’Opera con i giovani.