Alethia (La verità), componimento in versi in tre libri di Claudio Mario Vittorio, poeta e retore vissuto nel V secolo di cui si hanno pochissime notizie, fu composto nel periodo delle invasioni barbariche, anni di angoscia e di smarrimento, durante i quali anche i cristiani più convinti, di fronte ai massacri dei vecchi e dei bambini e alle distruzioni delle chiese, accusarono il Creatore di essere ingiusto e di averli abbandonati. Per ribattere a queste "accuse" il poeta ricorre alla testimonianza della Bibbia, e nel rileggere i primi diciannove capitoli della Genesi evidenzia come, nonostante l'umanità sia sempre incline a compiere il male, Dio invece sia sempre rimasto fedele alla sua volontà di salvare il genere umano: Adamo, che ha trasgredito la legge, non solo viene perdonato, ma è addirittura restituito alla vita eterna dal Signore, e Caino, che pure ha ucciso il fratello, è confortato dalla presenza di una compagna fidata che lo assiste, alleviando le sue pene, sperimentando così che il favore divino non viene meno nemmeno a coloro che sono stati condannati. Anche nell'episodio del diluvio universale, in cui perirono tutti gli esseri viventi, l'attenzione è puntata sulla scelta divina di far rinascere il genere umano, più degno del precedente, da Noè e su come Dio salvò il patriarca e la sua famiglia dalla furia delle acque. La bontà di Dio nei confronti dell'umanità, tema che, esplicitamente o no, ritorna in tutto il poema costituendone il leitmotiv, è dunque la "verità" che Mario Vittorio vuole insegnare ai suoi lettori. Conoscerla, secondo il poeta, è fondamentale, nonostante il male che dilaga nel mondo: questa consapevolezza, infatti, infonde speranza e fiducia e spinge l'uomo ad abbandonarsi con assoluta fede (come aveva fatto Abramo) agli imperscrutabili disegni divini.