Come sopravvivere, se tutto intorno a te va in pezzi e sei solo un bambino?, si chiede Ajay, voce narrante di questo nuovo libro di Akhil Sharma. E si dà una risposta precisa: imparando a scriverne. Se la fatica dei giorni diventa materia narrativa, se le persone diventano personaggi, se una biografia famigliare diventa un romanzo, forse chi lo scrive riuscirà a sopravvivere e, chissà, a vivere. Inizia così ad assemblare ricordi, a captare umori, sorveglia le persone e le cose ricostruendo una vita che si è sdoppiata due volte: in esterni, quando la famiglia, padre, madre e due figli, è emigrata negli Stati Uniti; e in interni, quando un tragico incidente l'ha spezzata fin nelle più intime fibre. Dall'India frugale degli anni Settanta, volando in direzione delle voci che fino a quel momento sentivano roche alla radio, hanno raggiunto l'Eldorado statunitense: acqua corrente, ascensori, semafori, tv a tutte le ore, pubblicità in buca, ma anche spaesamento linguistico e razziale, incomprensibili e talora comiche segregazioni, cui fanno da contrappeso l'esplorazione della città e la scoperta di biblioteche cui Ajay e Birju accedono come Aladino alla grotta. La lettura, una lanterna magica. I due ragazzi crescono, vanno a scuola con ottimi risultati; l'ansiosa cupezza del padre si smussa e la madre si adatta al nuovo paese. Ma questo universo in costruzione crolla quando Birju ha un grave incidente. Così l'Eldorado diventa un calvario...