Gilda, Maria, Arialda, Erodiade, Gertrude, Virginia, Letizia, Felicita: memorabili figure femminili del vasto universo espressivo di Giovanni Testori. La donna è portatrice di una furiosa voglia di vivere e di un incessante desiderio di felicità che sembrano iscritti nel suo grembo e che si scontrano con l'evidente limite della morte, in particolare quella dei più vicini e cari (figli, mariti, fidanzati). Eppure, in quello stesso grembo, nasce la vita a testimoniare un amore in grado di superare ogni limite. Due estremi lacerati e laceranti che si riconcilieranno, significativamente, in alcuni episodi centrali del lungo cammino artistico di Testori, per trovare una definitiva sintesi nella figura conclusiva della Mater Strangosciàs dei Tre Lai. Nei cinque capitoli del volume sono stati isolati i vari tratti del femminino testoriano - corpo, linguaggio, amore, morte, maternità -, nel tentativo di districare e separare, per meglio vedere, ciò che in realtà si pone intrecciato e inevitabilmente connesso nell'unità della coscienza umana. Testori non rappresenta solo le donne, ma attraverso il grande affresco del femminile guarda la vita intera, nella sua origine e nelle sue istanze essenziali.