L’Altro non è un altro da me ma solo un altro me stesso. Questo è il meditato convincimento che ispira la radicale critica che Alberto Mario Cirese muove in questo volume al relativismo culturale nelle sue forme più estreme: non tanto cioè alla scontata storicità dei costumi e delle idee quanto alla supposta relatività delle procedure del pensiero. A provare la tesi, con coerenza sostenuta da Cirese pur in anni diversi, basterebbero due inconfutabili fatti. Il programma informatico del calendario dei Maya, elaborato dallo stesso Cirese, dimostra la analogia tra le loro misure e quelle del calcolatore. Altra prova è data dalla terminologia di parentela del sistema Crow, che coincide perfettamente con il programma fornito dal computer. Sono solo due esempi ma l’intero discorso di Cirese, tanto relativo alle idee di noti antropologi quanto a singoli fatti culturali, conferma sostanzialmente in modo non questionabile che il cosiddetto pensiero «altro» non è in niente diverso dal nostro. A parte questa conquista di decisiva importanza nell’ambito delle scienze sociali, questa opera di Cirese è da considerare l’aspetto più maturo della riflessione di uno studioso la cui opera ha nobilitato gli studi antropologici non solo italiani.
Alberto Mario Cirese è professore emerito di Antropologia culturale presso l’Università La Sapienza di Roma. È autore di: Gli studi di tradizioni popolari nel Molise (1955), La poesia popolare (1958), Cultura egemonica e culture subalterne (1973), Tradizioni orali non cantate (1975), Intellettuali, folklore, istinto di classe (1976), Oggetti, segni, musei (1977), Intellettuali e mondo popolare nel Molise (1983), Segnicità fabrilità procreazione (1984), Dislivelli di cultura e altri discorsi inattuali (1997), Il dire e il fare nelle opere dell’uomo (1998), Tra cosmo e campanile (2003), All’isola dei Sardi (2006), Beni volatili, stili, musei (2007). Con questa casa editrice ha pubblicato Ragioni metriche (1988).