«Un maestro fra gli scrittori italiani»: così Lagrange definisce Igino Giordani per l'alto vigore del pensiero e lo stile originalissimo, personale, sempre sostenuto, sempre a livello con le tematiche forti che lo caratterizzano: Dio e l'uomo, religione e politica, economia e morale, rivoluzione, cultura... Sulla linea di Tertulliano lo vede Daniel-Rops all'apparire di Segno di contraddizione (1933). Contribuisce al rinascere degli studi patristici con il messaggio sociale del cristianesimo (1945-1947). Fa ricordare Agostino con la sua lettura della storia ne Le due città(1961), mentre l'ecclesiologia di comunione di Laicato e sacerdozio (1964) anticipa temi e conquiste del Vaticano II. Migliaia di articoli in diverse lingue, saggi numerosi, 104 volumi, di cui molti ottengono traduzioni in Europa,America,Asia. Autore consolidato, dunque, e a vasto raggio, oltre che uomo d'azione, testimone coraggioso dei valori di libertà e di pace nelle sue esperienze politiche (con Sturzo e De Gasperi). E tuttavia, al suo curriculum mancava un'opera che permettesse di gettare uno sguardo profondo nella sua anima. La lacuna viene colmata dal presente Diario. Sono confessioni, meditazioni, colloqui con Dio e con l'umanità: ricordano l'uomo e il cristiano, che vive la sua piena laicità nella quotidiana tensione al divino, e che nel Movimento dei Focolari trova la sua collocazione spirituale più matura. Pagine umanissime, dense, efficaci, tra le più belle scritte da Igino Giordani, pagine da qualcuno accostate al Giornale dell'anima di Giovanni XXIII.