Da giovane e irrequieto monaco nella Napoli del Cinquecento, attraverso varie peregrinazioni in Europa, sino alla prigione del Papa, a Roma, dove finisce la sua vita, Bruno viene elaborando un pensiero che sconvolge la visione medievale del mondo. Una vita avventurosa, fatta di fughe, viaggi, studi, di dispute e conflitti filosofici coi contemporanei, lo porterà a un rovesciamento radicale di convinzioni millenarie. Egli arriva a considerare la Terra, non più centro dell'universo, ma parte di infiniti mondi, annientando alla radice la visione dell'uomo padrone del creato, e della Chiesa come sede suprema di questa centralità cosmologica. Ma riportando l'uomo alla sua finitezza e marginalità, egli lo libera dalle catene di una Autorità suprema, cui è chiamato a ubbidire, e lo mostra dentro l'infinita rete che lega tutti i viventi fra loro, soggetto al processo di sempiterna trasformazione che investe ogni cosa. Sullo sfondo delle avventure di Bruno appare un'Italia che dopo gli splendori del Rinascimento si avvia a un declino secolare, mentre le antiche Repubbliche, come quella di Venezia, ripiegano davanti all'avanzare dell'economia-mondo dischiusa dalla via atlantica.