Cercare "l'antica madre", ossia inseguire di monumento in monumento le tracce di quello splendore che la Grecia aveva conosciuto in età arcaica, classica ed ellenistica: questo era lo scopo del viaggio che Pausania, originario dell'Asia Minore, intraprese intorno al 150 d.C. (dall'Attica sino alla Focide, attraverso il Peloponneso); e non diverso è l'approccio di ogni viaggiatore moderno che si accosti al mondo greco. Questa è la ragione del fascino della Guida della Grecia per chiunque progetti di muovere alla ricerca della Grecia perduta, con un viaggio reale o immaginario, affidandosi alla scrittura evocativa di Pausania.
Capolavoro di un genere letterario molto amato nell'antichità, la Guida della Grecia viene riproposta in Italia dopo centocinquant'anni di oblio, in una nuova edizione critica arricchita da un commento sia archeologico sia storico-religioso, e corredata di numerose cartine.
Nel 1982, la collana "Scrittori greci e latini" ha pubblicato il primo volume della Guida della Grecia (/'Attica), a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi. La Pausania parlava soprattutto di Atene: in certo modo era sovrastato e schiacciato dall'enormità del proprio compito. Qui si inoltra nella Corintia e nell'Argolide: descrive con la sua abituale minuzia e la sua nascosta passione Corinto, Sicione, Fliunte, Micene, Tirinto, Argo, Epidauro, Egina, Trezene; e il lettore moderno, che ha imparato a viaggiare in Grecia insieme a Pausania, lo ritrova nella pienezza delle sue qualità di storico, archeologo e scrittore. Come sempre, Pausania intreccia le vicende mitiche (Eracle, Teseo, Fedra, il ritorno degli Eraclidi) ai fatti storici; fino a quando il suo interesse per le stranezze naturali lo costringe a interrompere il racconto per occuparsi di ossa di mostri marini o di fonti calde. In apparenza, di fronte al mito sembra diviso tra devozione e scetticismo. In realtà, niente lo appassiona quanto la bellezza; e la bellezza ha un senso, per lui, solo se è unita al sacro. Con quale brivido segreto ci parla dei riti misterici, dei luoghi impenetrabili, dell'arte arcaica (forse "sgradevole alla vista, ma contraddistinta da una sorta di ispirazione divina "), delle mura ciclopiche di Tirinto, delle vecchie statue di legno selvatico! Stringe il cuore pensare che vedesse Micene già diroccata: che scorgesse soltanto, come noi, la Porta dei Leoni, la fonte Perseia e le tombe di Atreo, di Agamennone e di coloro che erano stati assassinati al ritorno da Troia. Ma il suo animo sembra attratto soprattutto da quel santuario vivente, da quel mobile teatro religioso, che era Epidauro.
Il commento a "La Corintia e l'Argolide", opera di Domenico Musti e di Mario Torelli, tanto archeologico quanto storico-religioso, introduce lo studioso e il lettore colto a tutta la complessità del testo di Pausania.
Indice - Sommario
Nota introduttiva al Libro II
di Mario Torelli e Domenico Musti
Bibliografia
Cartine
TESTO E TRADUZIONE
a cura di Domenico Musti
Sigla
Libro II: La Corinzia
COMMENTO
a cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Libro II: La Corinzia e l'Argolide
INDICI
a cura di Marco Beck e Umberto Bultrighini
Indice dei nomi propri di personaggi storici e mitici e di divinità
Indice dei nomi etnici e geografici
Indice di altri nomi propri (santuari, istituzioni, feste, monumenti, edifici, opere letterarie, ecc.)
Prefazione / Introduzione
Il secondo libro della "Guida della Grecia" abbraccia le due regioni di Corinzia ed Argolide, che occupano la porzione nord-orientale del Peloponneso, da Pausania tuttavia sentita come area unitaria e da lui considerata Argolide.
La descrizione si apre là dove si era concluso il primo libro, al confine tra Megaride e Corinzia, a Crom(m)ione, estremo limite nord-orientale del territorio di Corinto oltre l'istmo, e termina al monte Parnone, che segna il confine tra Argolide, Laconia e Tegeatide.
Secondo il suo consueto metodo, Pausania organizza la materia attorno ad itinerari che attraversano i territori o che ripartiscono l'area delle principali città, dalle quali muovono a loro volta altri itinerari in direzione dei centri minori del territorio. Nelle grandi linee, si possono distinguere i seguenti nuclei di itinerari:
a) la costa nord-orientale della Corinzia e l'istmo, con il santuario di Istmia e i due porti di Cencree e di Lecheo (1-2, 3);
b) la città e il suburbio di Corinto e la cittadina di Tenea (2, 4-5, 5);
e) Sicione, la Sicionia e la cittadina di Titane (5, 6-12, 2);
d) Fliunte, la Fliasia e la cittadina di Celee (12, 3-14, 4);
e) Cleone e Nemea, Micene e l'Heraion di Argo (15-17, 7);
f) la città di Argo (18-24, 4);
g) il territorio argivo nord-occidentale e orientale con i siti di Isie, Enoe, Lircea, Ornee,"Tirinto, Midea e Lessa (24, 5-25, 10);
h) Epidauro e l'Epidauria con l'isola di Egina (26-30, 4);
i) Trezene e la Trezenia con le isole di Sferia e di Calauria e la cittadina di Metana (30, 5-34, 3);
1) Ermione e le isole di Aliussa, Pitiussa, Aristera, Tricrana, Aperopia e Idrea con le città di Alice e Masete (34, 4-36, 3);
m) la parte meridionale del territorio argivo con i siti di Asine,
Lerna, Temenio e Nauplia e la Tireatide con i villaggi di Antene,
Neride ed Eua (36, 4-38).
A) II primo itinerario, che si apre con un sintetico sguardo alla preistoria mitica di Corinto, muove da Cromione in direzione dell'istmo. In tutta questa area della Corinzia e fino alla Trezenia si distende la mitica presenza di Teseo; viene qui descritto il sito del mitico approdo del corpo del fanciullo Melicene, celebrato da un altare e da un albero sacro di pino, mentre, più a sud, oltre l'istmo si ricorda il santuario di Istmia, come l'altare di Melicene fondato dal corinzio Sisifo. A Istmia dunque, dopo un breve accenno ai tentativi di taglio dell'istmo, ci conduce immediatamente Pausania, che descrive il santuario, sede dei giuochi panellenici. Qui egli enumera subito due edifici ben localizzati, il teatro, lo stadio, sebbene fra loro distanti ed esterni al santuario, come "degni di essere veduti"; indi, ripresa la logica dell'itinerario (e della dimensione mitico-sacrale che profondamente innerva paesaggio e descrizione), Pausania descrive il filare dei pini e le statue atletiche sul viale d'accesso al santuario e il tempio di Posidone, ponendo particolare attenzione alla descrizione del ricco e complesso gruppo delle statue criselefantine di culto, e di altre immagini divine nella cella, recente dono del "miliardario antico" Erode Attico.
Tornati all'esterno del peribolo di Posidone, incontriamo due altri edifici abbastanza ben localizzati, il tempio di Palemone e L'Adyton, un recesso sotterraneo dove sarebbe stato sepolto il corpo di Melicerte-Palemone, luogo sacro per giuramenti. Completano la descrizione del santuario un'area sacra ai Ciclopi con relativo altare e le tombe di Sisifo e di Nereo.
A questo punto l'itinerario viene, per così dire, riassunto attraverso l'accoppiamento dei due porti di Corinto, Lecheo sul versante occidentale e Cencree sul versante orientale dell'istmo. È un vero e proprio "salto" topografico, che ci conduce prima verso occidente, a Lecheo, per ritornare poi ad oriente dove si collocano Istmia e Cencree, ma nella logica di Pausania l'accoppiamento è reso necessario dalla genealogia mitica degli eroi eponimi dei porti.
Di Lecheo si ricordano solo un santuario di Posidone con la immagine di culto in bronzo, mentre per Cencree - oggi semisommersa - abbiamo la più dettagliata descrizione del porto medesimo, con i templi di Afrodite e di Iside e Asclepio e una statua bronzea di Posidone.
L'itinerario si conclude con il ricordo del "Bagno di Elena", una sorgente - ancor oggi attiva - di acqua salata che sgorga da una roccia e rifluisce in mare.
B) L'ingresso a Corinto avviene da oriente, idealmente continuando il cammino dal porto di Cencree, ma la descrizione prende le mosse dal suburbano bosco sacro di cipressi del Kraneion, che consente a Pausania di ricordare il temenos dell'eroe corinzio Bellerofonte e il santuario del culto ctonio di Afrodite Melainis.
Dopo la parentesi del Kraneion, l'itinerario urbano parte dall'agora. Pausania, in omaggio agli interessi suoi e dei suoi lettori, sottolinea che ben poco resta delle antichità della Corinto anteriore alla distruzione del 146 a.C. e che la maggior parte delle cose di interesse appartiene all'età romana. Quindi avvia la descrizione dei monumenti dell'agora, muovendo proprio dalle due statue lignee di Dioniso, venerate assieme alla più tarda Artemide Efesia. Segue il controverso complesso di edifici romani del lato occidentale: motivo-guida non sono tuttavia gli edifici, ma le statue di culto conservate all'interno di questi e le altre statue di divinità presso i sacelli, statue originali o copie di prototipi classici.
Sempre una statua di bronzo di Atena, al centro dell'agora, attira l'attenzione di Pausania, che accenna soltanto al tempio di Ottavia minore, sorella di Augusto, di discussa localizzazione.
Un secondo itinerario urbano segue la via verso Lecheo, che inizia sul lato nord-orientale della piazza con l'arco decorato dalle quadrighe dorate di Elio e di Fetonte: una descrizione attenta della fonte Pirene apre l'itinerario, che registra il peribolo di Apollo (ritrovato dagli scavi americani), una serie di statue bronzee e fontane, e le terme fatte costruire dal potente spartano C. Giulio Euricle.