Tommaso Natale (1733-1819), aristocratico per nascita e riformista per vocazione, trovò nella forza propulsiva dell'Illuminismo lo strumento indispensabile per una nuova sistematizzazione delle regole di convivenza civile in Sicilia. Un loro stravolgimento avrebbe, infatti, trascinato nel caos l'Isola e, cosa ancora più grave, avrebbe messo in discussione i privilegi sociali, economici e politici a cui la stessa classe sociale aristocratica e nobiliare, alla quale apparteneva anche il Natale, non voleva rinunciare. È in quest'ottica che bisogna interpretare il pensiero politico di Tommaso Natale la cui formazione culturale, fortemente imbevuta dalle teorie leibniziane esposte negli scritti giovanili, traspare anche nelle opere della sua maturità, sebbene orientate verso un campo d'indagine più concreto, come lo studio della macchina giudiziaria in generale e della legislazione penale in particolare. In una visione d'insieme in linea con i valori della Libera Muratoria egli, ancor prima di Cesare Beccaria, indicò un nuovo progetto pedagogico sociale finalizzato all'educazione del buon cittadine, convinto che una regolarizzazione delle pene, insieme a un giudizio tempestivo e alla certezza del diritto, avrebbe contribuito a correggere l'indole dei cittadini.