Il Mahatma Gandhi e le vacche sacre, Sandokan, le tigri e Bollywood, il "Diario indiano" di Ginsberg e il "Libro della giungla", i Beatles e Dominique Lapierre, madre Teresa di Calcutta, i sari e le cremazioni. Chiunque, a seconda dell'età e degli interessi personali, associa alla parola 'India' una di queste immagini, o qualcosa di molto simile. Anche al tempo di Internet, della comunicazione di massa e della globalizzazione, l'India continua a subire infatti, nell'immaginario comune, un destino che pochi altri luoghi al mondo condividono: l'essere, a differenza di molti altri paesi, vittima in qualche modo di uno stereotipo culturale che ha radici profonde nell'Occidente e che sopravvive più o meno intatto anche a dispetto di se stesso e della conoscenza effettiva dell'entità politico-geografica chiamata 'India' e, contemporaneamente, una sorta di 'luogo immaginario' e immaginato, di cui ciascuno regala la propria rappresentazione. Questo libro prende le mosse dalla convinzione del tutto personale che, in realtà, l'India non esiste affatto. Che è composta di centinaia di migliaia di piccoli microcosmi: da quella miriade di microcosmi sono stati scelti cento frammenti, cento scatti fotografici che ricostruiscono, in modo necessariamente parziale, una delle immagini possibili di un continente dove tutto, sempre, si muove e cambia continuamente.