"Del resto, che 'Gli indifferenti', scritto a meno di vent'anni nei sanatori dove gli curavano la tubercolosi ossea e pubblicato a sue spese per cinquemila lire dall'editore Alpes nel 1929, sia rimasto anche nei successivi sessant'anni il manifesto poetico di Alberto Moravia, nessuno può negarlo. C'è già tutto il materiale che verrà costantemente ruminato e rielaborato in tutti i romanzi successivi: la noia, la decadenza, la vanità, la sessualità, l'endogamia, l'animalità femminile, la psicoanalisi, le scene primarie, il venefico ronron di una borghesia parassita e smidollata, la lontananza fatale da ogni vago lampo di purezza e integrità. Tn questo, è veramente un classico: hai voglia dirti che la società descritta è quella fatiscente del ventennio fascista, destinata a liquefarsi di lì a poco nella fossa biologica immane della seconda guerra mondiale; hai voglia ripeterti che Michele ha l'età di tuo nonno (per quelli della mia generazione: per i nostri figli del bisnonno); una lampante familiarità continuerà ad animare tutte quelle figurette, come se davvero uno le stesse frequentando tutte le sere, e il contesto nel quale annaspano lo attraversasse ogni giorno." (dalla prefazione di Sandro Veronesi) Introduzione di Simone Casini. Appendice critica a cura di Laura Desideri.