In un lungo dialogo con la Filosofia, che gli appare in prigione nelle vesti di un’austera figura femminile, Boezio, dopo aver protestato contro la malvagità degli uomini e della sorte e aver rievocato il proprio impegno per vivere secondo giustizia, ripercorre i temi maggiori della filosofia platonica. E giunge, infine, pacificato, a riconoscere attraverso quali vie si possa ottenere una felicità autentica e non soggetta ai colpi del destino. In questo itinerario, il libro III rappresenta il momento centrale del dialogo: dall’analisi dei falsi beni, che ingannano e rovinano l’uomo, all’esposizione di come si diventa felici, orientando il proprio sguardo verso quell’unica realtà – Dio – grazie alla quale tutte le cose sono e sono buone.
Severino Boezio nasce intorno al 480 e muore nel 525 d.C., alle soglie del Medioevo. Discendente da una famiglia di antica nobiltà, percorre una fortunata carriera politica, che lo porta ai vertici dello stato durante il regno di Teodorico. Coltiva con passione, e con uguale competenza in greco e in latino, la letteratura, la filosofia, la teologia, imponendosi come uno dei più importanti eredi della grande tradizione di Roma e Atene. Al termine della propria vita conosce la rovina: accusato di alto tradimento, incarcerato e condannato a morte, compone prima dell’esecuzione l’opera alla quale rimane legato il suo nome fino ad oggi, la Consolazione della Filosofia.
Marco Zambon è ricercatore di storia del cristianesimo e delle chiese presso l’Università di Padova. Il suo lavoro di ricerca concerne la storia del platonismo di età imperiale, soprattutto fra il II e il IV secolo. Ha pubblicato il volume Porphyre et le moyen-platonisme (Paris 2002) e contribuito a numerosi lessici e opere collettive con saggi riguardanti Origene, Plotino, Porfirio, la tradizione medioplatonica e il conflitto/dialogo tra filosofia greca e teologia cristiana.