È successo tutto all'improvviso. Il 25 gennaio del 2011, gli egiziani, così apparentemente remissivi e faciloni, scendono per strada, si sollevano contro il regime di Mubarak, affrontano la polizia antisommossa, i servizi segreti, i cecchini. Diciotto giorni dura l'epopea della rivoluzione di piazza Tahrir, e alla fine il presidente è costretto a dimettersi. Gli egiziani hanno fatto la rivoluzione, una ribellione costata cara a un'intera generazione di giovani, che lascia sul terreno oltre mille morti per riportare la democrazia in un paese di antica tradizione liberale. Perché un popolo ritenuto tra i più pacifici si ribella con una sollevazione che sconvolge, per la sua portata, tutta la regione? Al-Aswani racconta l'Egitto che non abbiamo voluto vedere: l'Egitto della dissidenza. L'Egitto umiliato e oppresso, disperato e senza più dignità. L'Egitto che aveva deciso di fuggire, con i suoi emigranti e i suoi giovani, alla ricerca di un futuro certo e dignitoso. E racconta - poi - come un popolo, raggiunto il fondo, riesca a riscattarsi e a riguadagnare la sua fierezza. È un paese sconosciuto ai più, quello che descrive al-Aswani, da sempre critico severissimo del regime che Hosni Mubarak voleva passare a suo figlio Gamal. Eppure ne aveva scritto alla luce del sole, nei numerosi articoli pubblicati dai pochi giornali d'opposizione e raccolti ora in questo libro che spiega quello che è successo prima e durante la rivoluzione del 25 gennaio, e mette in guardia da un futuro senza libertà.