I sontuosi banchetti dei signori rinascimentali e la provocatoria cucina futurista; la ghiottoneria mentale ed estetica che ha ispirato pagine di letterati e filologi; golosi storici, smoderatezze, eccessi in contrasto con frugalità, sobrietà; i sogni dell’abbondanza cibaria nella cultura popolare, la fame, la carestia e il paese di cuccagna; feste, ritualità del cibo e sua valenza simbolica; ricerca dei cibi genuini, i cibi poveri, pane nero e pane bianco… linguaggi del presente e del passato sono chiamati a colorire il ricco e singolare mosaico di queste Misticanze.
La cucina ha scatenato da sempre invenzioni e fantasie, sorpresa e spettacolo. Il cibo è nomenclatura, varianti, ricchezze verbali. Contrassegna identità culturali, religiose, di classe, è prescrizione, divieto, comportamento.
Intorno a questi temi Gian Luigi Beccaria, infaticabile esploratore della lingua e della letteratura (da Cervantes a Gadda, da Folengo a Joyce, da Belli a Calvino), mette in tavola gran messe di parole del cibo e intorno al cibo, attraverso un viaggio compiuto tra la selva dei nomi regionali e le mille varianti dialettali, tra i nomi del pane, le denominazioni locali dei dolci e i cibi di strada, tra i nomi dei frutti, delle carni, e i nomi di vini e vitigni, rari, recuperati, scomparsi… Il tutto ricomposto in saporite e imprevedibili Misticanze, in pagine di festa, di colori, profumi, sapori, piaceri.