C'è forse un equivoco alla base dell'insoddisfazione cronica da cui sembriamo circondati. Da dove ci aspettiamo che possa giungere la soddisfazione? In altre parole, qual è la felicità che cerchiamo? L'idea comune di felicità si porta dietro una lunga serie di stereotipi, non da ultima l'illusione di avere il diritto acquisito alla felicità, la convinzione che la vita ci 'debba' qualcosa. L'uomo occidentale viene fin da piccolo educato allo sforzo, alla lotta per ottenere risultati, e anche dove tali obiettivi siano meritevoli e apprezzabili, rimangono nella sfera personale del transitorio e dell'effimero. C'è invece un'altra felicità, che lo zen tocca con leggerezza e ironia, e di cui Bayda indica la strada al lettore. Essa si trova in un'altra dimensione, al di là del recinto delle aspettative che riponiamo nel lavoro, nelle relazioni, nel denaro, ma anche negli insegnamenti spirituali, e che generano insoddisfazione cronica per il semplice fatto di essere formulate come aspettative. Il terreno della 'felicità fondamentale' nasce e si nutre all'interno, nella capacità di accogliere l'esperienza, quella positiva e quella negativa, essendo presenti e svegli al momento presente, senza sforzarsi di cambiare, senza far interferire i pensieri e le emozioni con l'esperienza. Se queste possono sembrare solo parole, immergendosi nella lettura si scoprirà invece un approccio empirico e scarno, basato su poche e semplici indicazioni per il lavoro interiore, meditativo e introspettivo...