Questo saggio propone una specifica sociologia della tecnica integrata a una sociologia del capitalismo. Non si tratta quindi di un testo tradizionale di sociologia economica, ma di un'analisi delle relazioni funzionali esistenti tra tecnica e capitalismo e dei loro effetti sociali e culturali. Tecnica e capitalismo, infatti, non sono più dei mezzi a disposizione dell'uomo ma costituiscono una autentica (e ormai quasi unica e unidimensionale) forma di vita individuale e sociale, oltre che il fine di se stessi, avendo l'accrescimento (dell'apparato tecnico, la prima; del profitto, il secondo) come obiettivo teleologico ed escatologico. Sono ormai un sistema integrato che produce forme tecniche ed economiche di organizzazione che diventano forme sociali ed esistenziali; nonché norme tecniche e di mercato che diventano norme sociali. Espropriando il demos della sua sovranità e l'individuo della sua libertà moderna, sono delle forme/norme che producono la propria biopolitica e il proprio biopotere, ma sono anche o soprattutto forme/norme religiose, con una propria teologia. Partendo da alcuni concetti-guida essenziali per comprendere i reali processi in atto - autonomia/eteronomia, interazione/integrazione, società/comunità, cittadinanza, utopia, oltre che da una lettura sociologica di alcuni modelli di società offerti dalla filosofia o dalla letteratura (Caverna di Platone, Leggenda del Grande Inquisitore di Dostoevskji, Favola delle api di Mandeville, L'isola sconosciuta di Saramago) nelle pagine di "Sociologia della tecnica e del capitalismo" si espongono in dettaglio i caratteri e gli elementi di una nuova Grande trasformazione e di una nuova Grande narrazione, appunto quella di tecnica & capitalismo insieme.