Non si finirebbe mai di leggere Erodoto: via via che procediamo nella lettura, cresce la nostra ammirazione per quest'uomo ironico, tragico e tranquillo, che insegnò a tutti gli europei l'arte di raccontare. Come il secondo, il terzo libro delle Storie è anche un saggio di geografia economica e di etnologia: il catalogo delle regioni della Persia è degno dei bassorilievi di Persepoli (che l'accompagnano in questo volume, riuniti in un inserto iconografico); i mirabilia indiani e i sentori dolcissimi d'Arabia hanno nutrito, per secoli, la fantasia occidentale. Ma il cuore del libro è dedicato all'empietà e alla follia dei potenti: Cambise che offende le tradizioni, che uccide gli dèi, che violenta e tortura - è uno dei massimi emblemi di hybris che ci abbia offerto la letteratura greca. Erodoto non amava l'altezza e la monotonia dello stile. Così, intorno al tragico ritratto di Cambise, ecco il viaggio nel primo dei mondi utopici, l'Etiopia, dove sgorgava la fonte della giovinezza: quell'acqua lucente che sapeva di viole. Ecco il tema degli ambigui rapporti tra gli dèi e gli uomini: gli dèi invidiano gli uomini e abbattono chi è troppo felice; gli uomini sono astutissimi, come Dario, e gli dèi proteggono e benedicono ironicamente la loro astuzia; gli uomini sfidano il cielo e, questa volta con un'ironia distruttiva, gli dèi fanno accadere l'impossibile: le mule partoriscono. Ecco scorci di grandi romanzi orientali, come quello del falso Smerdi, trattati con delicatezza occidentale. Ecco, infine, i piccoli, squisiti apologhi morali di Erodoto, con i quali egli ci comunica la sua profonda e lieve saggezza. Nessuno può non commuoversi su Psammenito, che non piange per la morte dei figli, ma per quella, che dovrebbe farlo soffrire assai meno, di un vecchio amico. Nessuno può non ammirare la grazia con la quale Erodoto ci ricorda che tutte le più straordinarie azioni storiche, come la guerra della Persia contro la Grecia, nascono quasi per caso, da un discorso futile, da una chiacchiera d'alcova tra un re e la più amorosa delle sue mogli.
Indice - Sommario
Introduzione al Libro III
Bibliografia
Abbreviazioni bibliografiche
Sommario del Libro III
Cartine
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
Nota al testo del Libro III
Il Libro III delle Storie
Scoli
Lessico
COMMENTO
Appendici
Indice dei nomi
Prefazione / Introduzione
Dall'introduzione
Il terzo libro di Erodoto - la sua musa tradizionale è Talia - si ricollega, nei temi e a livello cronologico, sia al grande excursus di storia egiziana che costituisce la seconda parte del secondo libro, sia al racconto principale di storia persiana apertosi nel primo libro con la nascita e l'ascesa al trono di Ciro, interrottosi quindi con la sua morte sul campo di battaglia. Erodoto ci presenta subito i due rappresentanti di questo doppio intreccio egiziano e persiano: Amasi e Cambise. I primi capitoli riportano alcuni antefatti aneddotici che risalivano agli ultimi anni di Ciro e ai primi di Cambise. Tuttavia, il racconto vero e proprio del terzo libro si apre con la campagna egiziana del 525. I preparativi di questa campagna possono collocarsi nei due o tre anni precedenti; al limite opposto, gli eventi più tardi del libro sono costituiti dalla conquista persiana di Samo e dall'assedio di Babilonia, che Erodoto mette in rapporto cronologicamente, così da porli entrambi nel periodo iniziale del regno di Dario: all'incirca gli anni 520/19, sebbene dalle fonti orientali si desuma che l'ultima rivolta babilonese contro Dario fu domata nel dicembre 521. Dunque, è al massimo un decennio di storia a occupare il racconto principale del terzo libro. Si tratta di storia essenzialmente persiana: il regno di Cambise (529-521), l'usurpazione del Mago, la cospirazione dei sette, l'ascesa di Darlo al trono (521/1), l'opera di restaurazione e di riorganizzazione dell'impero, alcuni eventi bellici che appartennero ai primissimi anni del regno di Dario. I capitoli di storia egiziana e le tre importanti sezioni sulla storia di Samo si intrecciano nei temi e a livello cronologico al racconto principale di storia persiana. In alcuni capitoli digressivi si fa riferimento ad avvenimenti che risalivano al secolo precedente: l'appoggio di Samo a Sparta nel corso della seconda guerra messenica (fine settimo secolo), la tirannide di Periandro (forse 625-585), alcuni aneddoti di poco anteriori o contemporanei alla conquista persiana di Sardi (circa 548-546), l'ascesa di Policrate al potere (forse nel 533/2). Non mancano inoltre accenni sporadici ad avvenimenti più tardi, successivi non solo a quelli della fine del terzo libro, ma alla stessa conclusione delle Storie di Erodoto: la battaglia di Papremis del 462/1, le rivolte di Inaro e di Amirteo intorno al 450, la diserzione di Zopiro il giovane ad Atene (probabilmente poco dopo il 440). Ma, a parte questi rari sbalzi, il quadro cronologico essenziale del libro è rigorosamente circoscritto.
Anche da un punto di vista strutturale il terzo libro presenta un racconto principale solido, costituito da una serie di logoi persiani, volutamente concatenati insieme attraverso nessi cronologici, di contenuto, talvolta anche di carattere morale o simbolico. Il primo dei logoi persiani è dedicato al regno di Cambise. Si impernia sulla conquista persiana dell'Egitto: la "causa", gli antecedenti e i preparativi, la battaglia di Pelusio, l'assedio e la capitolazione di Menfi, la sottomissione volontaria dei Libi, dei Cirenei e dei Barcei. Dopo tre capitoli sulle pene e sulle umiliazioni inflitte ai membri vivi e morti della famiglia reale e della nobiltà egiziana, Erodoto si sofferma sulle tre spedizioni militari progettate da Cambise e poi fallite, che avevano tutte l'Egitto come base di partenza: contro Cartagine, contro l'oasi di Ammone e contro l'Etiopia. Solo questa terza campagna, terminata con una catastrofe, è descritta nei dettagli, in capitoli ricchi di materiale etnologico. Quando Cambise torna dall'Etiopia, l'interesse di Erodoto si concentra sul carattere, sul comportamento e sulle azioni del re, rappresentato in definitiva come vittima di una malattia mentale. Sospettandolo di cospirazione, Cambise fa mettere a morte il fratello Smerdi; uccide personalmente sua sorella, che era anche sua moglie e che era incinta; uccide il figlio del suo fido Pressaspe; fa seppellire vivi dodici nobili persiani. Al culmine della follia, secondo Erodoto, Cambise compie una serie di atti sacrileghi contro gli dei, i templi e i sacerdoti egiziani, in particolare provoca la morte del nuovo Api. Il vecchio Creso torna in scena un'ultima volta nel suo ruolo di "saggio consigliere", ma non riesce a impedire gli eccessi del re. Questa parte della "biografia" di Cambise si chiude con un famoso aneddoto di carattere etnografico e moraleggiante; in seguito, come epilogo, saranno narrate le ultime vicende e la morte del re. Tra i numerosi episodi di questo primo logos, quattro hanno la funzione di anelli di collegamento, tematico e morale, con altrettanti avvenimenti posteriori, narrati nel secondo grande logos persiano del terzo libro: l'uccisione di Api, del fratello, della sorella-moglie e del figlio di Pressaspe rinviano rispettivamente alla morte di Cambise, al regno del falso Smerdi, all'estinzione della stirpe di Ciro e alla sorte tragica di Pressaspe. Dunque, all'interno del libro, la funzione di questi quattro episodi supera i limiti tematici del primo logos. Qui il racconto principale è interrotto da varie digressioni geo-etnografiche o aneddotiche, che in genere si integrano bene nella "biografia" di Cambise: la geografia della costa palestinese, le giare di vino in Egitto, gli usi degli Arabi, la mensa del Sole in Etiopia, i costumi degli Etiopi . Un complesso novellistico di sogni, di portenti e di oracoli, è abilmente utilizzato per provare la concatenazione dei fatti.