Il secondo libro delle "Storie" di Erodoto - commentato da Alan B. Lloyd e tradotto con intelligente eleganza da Augusto Fraschetti - è dedicato all'Egitto. Erodoto fu sulle rive del Nilo tra il 449 e il 450 a.C.: visitò Pelusio, Bubastis, Sais, Eliopoli, Chemmis, Tebe, Menfi, Elefantina; come informatori, ebbe sia discendenti degli Egiziani che avevano appreso il greco dagli Ioni, sia sacerdoti d'alto rango. Da un lato, la civiltà egizia è, per lui, quella più antica, religiosa e saggia: la civiltà che ha fondato il tempo e nominato gli dei; dall'altro, è quella più strana - dove tutte le cose sono capovolte rispetto al mondo greco. Con la sua infinita amabilità e la sua scrupolosa competenza, Erodoto parla di tutto: gli oracoli, i sacrifici, i gatti, i coccodrilli, la fenice, i serpenti alati, le profezie, la medicina, l'imbalsamazione, i pesci, le zanzare, i labirinti, il Nilo, gli dei, le inondazioni, i santuari, i sacerdoti, i prodigi. Elena di Sparta, Sesostri, le piramidi, Micerino, gli Etiopi, gli abiti, Psammetico, Amasi. Nel primo libro, Erodoto ci aveva mostrato le sue qualità di complicato e variegato narratore. Qui trionfa il suo talento di etnologo: 1''Egitto è il più bei testo di etnologia che sia mai stato scritto. Ma Erodoto non sarebbe Erodoto se si dimenticasse di raccontare. La storia di Elena, quella di Micerino e quella dei ladri di Rampsinito sono tra le sue novelle più straordinarie: intrecciate con arte raffinatissima al corpus etnologico, evocano un delizioso sapore d'Oriente. Il moralista, infine, si affida alla storia di Amasi. Secondo il modello del faraone Amasi, che la mattina curava gli affari politici e poi si divertiva, il nostro arco psicologico-morale non deve essere mai troppo teso: altrimenti, cadiamo preda delle furie. Ciò che conta, nella vita come nella letteratura, è soprattutto l'arte della variazione.
Indice - Sommario
Introduzione al Libro II
Bibliografia
Abbreviazioni bibliografiche
Nota la testo del libro II
edizioni e commenti
Sommario del Libro III
Tavola cronologica
Cartine
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
Nota al testo del Libro II
Il Libro II delle Storie
Scoli
Lessico
COMMENTO
Indice dei nomi
Prefazione / Introduzione
Dall'introduzione
Il secondo libro delle Storie di Erodoto è il risultato di oltre due secoli di interesse greco verso l'Egitto. Questo interesse fu molto importante sia nel fornire sull'Egitto una massa considerevole di informazioni largamente accessibili, sia nel determinare la lunga storia della partecipazione diretta dei Greci negli affari politici e militari egiziani, storia che divenne una parte integrante del tema di Erodoto. E dunque essenziale, per uno studio del secondo libro, delineare l'attività greca in Egitto durante l'età arcaica e l'età classica, fino alla metà del quinto secolo.
Erodoto identifica tre categorie di Greci: "Quando Cambise, figlio di Ciro, marciava contro l'Egitto, anche altri Greci si recarono lì, alcuni, come ci si potrebbe aspettare, per commercio, altri come soldati, altri ancora per visitare lo stesso paese". Questi gruppi tuttavia non furono certo limitati all'ambito del sesto secolo. Mercanti e soldati greci possono essere individuati in Egitto già in un'età molto più antica, mentre l'attestazione di visitatori e studiosi, sebbene meno chiara e attendibile, è comunque indubbia. Questi gruppi non esauriscono tutte le possibilità; per il settimo e il sesto secolo esiste infatti la possibilità che alcuni Greci abbiano operato in Egitto come esperti navali.
Dopo il lungo iato del medioevo ellenico, i Greci appaiono in Egitto per la prima volta come mercanti all'inizio del regno di Psammetico I (664-610 a. C.); inoltre dalla fine del settimo secolo i Milesi avevano stabilito in Egitto un importante centro commerciale a Naucrati presso Sais, la capitale della ventiseiesima Dinastia, che regnò sul paese dal 664 fino alla conquista persiana del 525. Perfettamente adatta come base per il commercio d'esportazione e d'importazione, Naucrati si sviluppò in fretta e attrasse per primi Egineti e Sami; in seguito contingenti da Chio, Teo, Focea, Clazomene, Rodi, Cnido, Alicarnasso, Faselide e Mitilene. Nel 570 (o intorno al 570) la sua posizione si consolidò in seguito al movimento antiellenico che portò Amasi sul trono d'Egitto; la città allora divenne il centro attraverso cui doveva essere convogliato tutto il commercio greco nel paese. Il nucleo centrale di questo interesse commerciale greco era costituito dal grano, ma venivano acquistati anche oggetti di faïence e forse lino, papiro e avorio. In cambio i Greci esportavano in Egitto soprattutto argento e vino.
Anche mercenari sono chiaramente documentati nei primi anni del regno di Psammetico I, quando truppe provenienti dalla Caria e dalla Ionia svolsero un ruolo cruciale nella riconquista dell'indipendenza egiziana dal dominio assiro e nella restaurazione in Egitto, nel 656, da parte di Psammetico, di un potere centralizzato e unificato. Psammetico in seguito insediò i mercenari in campi permanenti alla frontiera nord-orientale; resti di questi campi sono stati portati alla luce a Dafne e a Magdolo. Qui essi avrebbero dovuto chiaramente costituire una barriera contro eventuali invasioni da parte di pericolose potenze asiatiche come gli Assiri, i Caldei e, più tardi, i Persiani. Mercenari greci furono utilizzati dall'Egitto anche nella sua politica estera aggressiva, di cui l'esempio meglio conosciuto è l'invasione della Nubia nel 593/2, durante il regno di Psammetico II. Questi condusse i mercenari almeno fino alla terza cateratta e diede a un contingente di soldati greci l'opportunità di registrare, al loro ritorno, il proprio passaggio in iscrizioni su uno dei colossi di Ramesse II ad Abu Simbel. In questo contesto, e probabilmente in ogni altra occasione, i mercenari agivano sotto il comando operativo di ufficiali egiziani.
I mercenari comunque non erano il solo contingente militare greco che si trovasse in Egitto durante l'età arcaica e l'età classica. Anche gli Ateniesi e altri membri della confederazione di Delo furono presenti in Egitto, in numero considerevole, come alleati tra il 460 e il 455 circa: essi vi si recarono per sostenere la rivolta di Inaro contro i governanti persiani. La loro catastrofica sconfitta in questa avventura evidentemente dissuase gli Ateniesi da ulteriori e importanti impegni, in Egitto, dello stesso tipo.
Secondo Erodoto anche la pura e semplice curiosità condusse molti Greci in Egitto. Alcuni di loro saranno stati visitatori, ma senza dubbio altri potrebbero essere definiti studiosi. Al tempo di Erodoto, si riteneva che molte figure famose della cultura greca avessero già visitato l'Egitto e acquisito lì saggezza o dottrina: p.es., Omero, Licurgo, Solone e Pitagora. In genere la storicità di simili tradizioni è molto dubbia, ma almeno nel caso degli artisti Telecle e Teodoro può essere avanzata una fondata pretesa di veridicità.
Più problematiche sono le implicazioni dell'affermazione di Erodoto secondo cui il faraone Neco (610-595 a. C.) avrebbe impiegato triremi nella sua flotta. E' possibile che queste imbarcazioni fossero progettate e costruite da artigiani greci e che essi fornissero anche l'addestramento iniziale al loro uso; tuttavia, in mancanza di ulteriore documentazione, il preciso sfondo storico dell'affermazione di Erodoto resta necessariamente oscuro.
I rapporti tra questi visitatori greci e gli Egiziani a volte erano certamente tesi, e potevano degenerare in aperta e violenta ostilità. La politica militare saitica, che preferiva mercenari greci alle truppe indigene, offendeva naturalmente la classe dei guerrieri egiziani o machimoi; sappiamo che durante il regno di Psammetico I un notevole contingente emigrò in Etiopia, dove indubbiamente i machimoi ritenevano che sarebbero stati trattati con maggiore rispetto.