DESCRIZIONE: Hilaire Belloc è conosciuto in Italia soprattutto per i libri pubblicati dalla Morcelliana: L’anima cattolica de l’Europa (1927); Risposta alla grande domanda. Esiste Dio? (1939); Oliviero Cromwell (1947); La crisi della civiltà (1947); Le migliori prose (1957). Pressoché sconosciuto, invece, è il saggio qui tradotto, nato da una sua lezione tenuta a Oxford negli anni Trenta, che può considerarsi un piccolo classico.
Se la traduzione è una complessa impresa ermeneutica, dove il traduttore deve mettere in gioco la sua mediazione linguistica e culturale, Belloc in queste pagine dà piena rilevanza non solo agli aspetti teorici che riguardano il tradurre, ma anche a quelli pratici. Accanto alla spiegazione delle varie problematiche e all’enunciazione di particolari teorie, l’autore distilla, forte della sua esperienza personale, osservazioni e indicazioni utili all’arte del tradurre.
In poche pagine si mostra con chiarezza la complessità di un esercizio che, muovendo dall’interpretazione fino al ripensamento e infine alla riscrittura nella lingua d’arrivo, fa del traduttore un «coautore» in grado di far rinascere, senza falsificare, «una cosa straniera in un corpo nativo, dandogli carne e ossa nativi».
COMMENTO: Che cos'è la traduzione? Un testo inedito del grande scrittore inglese (1870-1953) amico di Chesterton, che aiuta a capire l'arte e il segreto del tradurre.
HILAIRE BELLOC (1870-1953), nato vicino a Parigi, a La Celle Saint-Cloud, da padre francese e madre inglese, è stato un polemista molto attivo nel dibattito politico, ma anche scrittore prolifico nei generi più diversi: dalla narrativa ai saggi di tema politico, alle biografie e alle grandi opere storiche. È considerato dalla critica letteraria uno dei maggiori scrittori inglesi del suo tempo. Significativa nella sua biografia intellettuale fu l’amicizia con Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), per il quale scrisse la premessa al volume La Chiesa cattolica e la conversione (Morcelliana, 1954).