Tra i molti segreti di uno scrittore complicatissimo come Plutarco, forse il più straordinario è questo. Plutarco vide in Demetrio e in Antonio due genti del male: o almeno due esseri accecati dalla propria arroganza e dalla propria hybris. Eppure nessuna Vita è scritta con partecipazione più calda e simpatia più intensa di quella dedicata ad Antonio, che per genio psicologico e talento drammatico costituisce il capolavoro di Plutarco, degno dell'altro capolavoro che ne trasse Shakespeare. Demetrio e Antonio vissero entrambi sotto il segno di Dioniso; e questa vocazione dionisiaca svela probabilmente sia l'avversione sia la nascosta partecipazione di Plutarco, devoto ad Apollo, il dio amico-nemico di Dioniso. "La vita di Demetrio" ci trasporta nel mondo dei successori di Alessandro, all'epoca in cui la Grecia sta ellenizzando l'Occidente e l'Oriente; Demetrio è visto come un personaggio da teatro, ora comico ora tragico, che affronta vita e morte all'insegna della recitazione e dell'apparenza. Antonio è un personaggio molto più complesso: grande generale, amato come nessuno dai propri soldati, capace in guerra di qualsiasi rinuncia; e gagliardo bevitore, cialtrone, spaccone. Il momento culminante della sua vita è l'incontro con Cleopatra. La scena in cui la regina egizia risale il Cidno sul battello dalla poppa d'oro, le vele di porpora spiegate al vento; la conversazione brillantissima della giovane sovrana; l'amore che stringe i due in un nodo fatale; l'annuncio da parte di entrambi di un'Età dell'Oro che seguirà al loro connubio; la sconfitta di Antonio e Cleopatra davanti a Ottaviano; la fuga e la solitudine di Antonio; i loro ultimi giorni, quando furono uditi strumenti e grida di una turba che inneggiava a Dioniso, e gli Alessandrini pensarono che "il dio più imitato ed eguagliato da Antonio per tutta la vita lo abbandonasse" - tutto ciò fa parte delle pagine più eccelse della storiografia di ogni tempo.
Indice - Sommario
Introduzione
Appendice all'Introduzione
Bibliografia generale
Cartine
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
La vita di Demetrio
La vita di Antonio
Confronto fra Demetrio e Antonio
Scolî
COMMENTO
La vita di Demetrio
La vita di Antonio
Confronto fra Demetrio e Antonio
APPENDICE
Nota al testo
Indice dei nomi
Prefazione / Introduzione
Dall'introduzione
Le "Vite di Demetrio e di Antonio" si distinguono, fra le altre biografie plutarchee, per vari motivi: per la loro estensione, perché l'abbinamento e il confronto fra i due personaggi risulta felice come poche altre volte, perché, infine, entrambi i protagonisti hanno, a giudizio dell'autore, un carattere "negativo", contrariamente a quello "esemplare" della maggior parte degli altri. Quanto poi alla "Vita di Antonio", essa è singolare anche perché è praticamente la biografia di una coppia, avendo Cleopatra quasi altrettanto rilievo: anzi, i capitoli 78-87 non riguardano più Antonio, ma gli ultimi giorni della regina d'Egitto.
Ci sono, naturalmente, temi comuni alle due Vite, quello fondamentale riguarda il ruolo della fortuna e la sua mutevolezza. Un altro importante carattere comune è la "teatralità", sia nel senso che i personaggi sono costruiti come eroi di tragedia, sia nel senso che frequenti sono le metafore e i richiami al teatro e alle sue scenografie. Ci sono poi punti di contatto specifici, da cui sembra emergere anche uno schema strutturale comune.
1. La "Vita di Demetrio". Il personaggio di Demetrio Poliorcete è costruito da Plutarco attraverso un'abile alternanza di luci e ombre, dal cui contrasto scaturisce una figura sostanzialmente condannabile, ma complessa e articolata. La presentazione di Demetrio, dopo alcune notizie sulla sua famiglia, è affidata a un ampio ritratto fisico e psicologico in cui qualità e difetti sono contrapposti: dalla bellezza fisica emanava leggiadria e terribilità così come il suo carattere era tale da sedurre e atterrire; il suo modello divino era Dioniso, il più terribile degli dèi ma anche il più disposto a tutte le forme di piacere. È subito posta di fronte al lettore una figura tale da esemplificare il tema delle grandi nature, che eccellono, ma in modo ambiguo, sia nel bene sia nel male. Ma non si tratta, in questo caso, di un personaggio visto soltanto nel contrasto di vizi e virtù, quale emerge dai due ritratti di Demetrio presentati da Diodoro e risalenti a Ieronimo di Cardia: Plutarco combina in modo originale i lineamenti che desume dalla sua fonte, li arricchisce e ne fa il punto di partenza per uno schema biografico chiaramente involutivo.
Il Demetrio di Plutarco appare, all'inizio della sua attività pubblica, dotato di qualità positive: alla bellezza e alla dignità regale, alla piacevolezza della compagnia e alla raffinatezza, al valore militare, si aggiungono una straordinaria pietà filiale, bontà d'animo e senso dell'amicizia, tanto che il biografo lo giudica naturalmente disposto all'equità e alla giustizia. A ciò Plutarco accompagna, attraverso tutta la biografia, la costante sottolineatura della fermezza indomita con cui Demetrio sapeva reagire ai colpi della sorte. Ma a queste note positive già la prima parte della biografia contrappone difetti (l'intemperanza e la propensione eccessiva ai piaceri amorosi) che andranno, dapprima gradatamente poi sempre più gravemente, corrompendo la sua natura, fino a renderlo preda di passioni sfrenate (non solo l'amore ma anche l'ambizione, la superbia e la sete di potere) e a farlo precipitare in una fine indecorosa, abbrutito dall'ubriachezza indolente della prigionia. In questo schema involutivo gioca, per Plutarco, un ruolo decisivo l'adulazione degli Ateniesi. Sicché, quelle che potevano apparire ombre di un ritratto contrastato, assumono un peso sempre più grave a causa della sua dismisura, che lo fa cadere nell'empietà e nell'ingiustizia.
Le tappe fondamentali dell'involuzione del carattere di Demetrio sono, secondo Plutarco, prodotte dal deleterio influsso dell'adulazione - fattore cui il biografo riconosce un ruolo di primo piano nel clima politico ellenistico, tanto che "adulatori" sono qualificati normalmente i personaggi più vicini ai diadochi - sui difetti del personaggio, fondamentalmente riassumibili nell'avidità illimitata di potere. Anche se il profondo deterioramento morale e politico provocato da quest'ambizione è caratteristica di tutti i diadochi, Plutarco si preoccupa di segnalarne puntigliosamente l'effetto in particolare sul suo protagonista.