Dalla presentazione di Padre Stefano Maria Manelli, FI
Un nuovo prezioso patrimonio di risorse kolbiane ci è stato donato nella traduzione elle Conferenze in lingua italiana. Si tratta delle conferenze che san Massimiliano M. Kolbe teneva di solito settimanalmente ai suoi frati nella "Niepokalanow" polacca e nella "Mugenzai no Sono" giapponese, tra gli anni 1927-1941.
Nel volume delle Conferenze si trovano anche alcune omelie, discorsi vari e brevi pensieri sparsi. L'aspetto mariano dottrinale e spirituale si presenta, in queste Conferenze, emergente e centrale, sempre in chiave francescana teologico-mistica, basata, fondamentalmente, e in preziosa filigrana d'oro, sulla grande resi francescana del "Primato assoluto di Cristo e di Maria" (che è anche presente, del resto, negli altri Scritti di san Massimiliano).
Per una migliore comprensione, poi, del mistero ineffabile dei rapporti fra l'Immacolata Concezione (Immacolata Concezione creata) e lo Spirito Santo (Immacolata Concezione increata), si presentano particolarmente illustrative le ultime Conferenze e l'ultima Omelia che san Massimiliano tenne ai prigionieri nel Lager di Oswiecim, poche settimane prima del suo glorioso martirio.
Sono da scoprire molte cose preziose e belle, dunque, in questo volume delle Conferenze di san Massimiliano e confidiamo, perciò, che esse possano diventare campo di studio, di meditazione, di riflessione, di comprensione teologico-mistica sempre più alta e feconda per la santificazione di tutti i nostri frati e suore, e anche di tutti gli ammiratori di san Massimiliano M. Kolbe, il santo Apostolo e Martire dell'Immacolata nel ventunesimo secolo.
Il Concilio Vaticano II fu il 21° concilio ecumenico della Chiesa cattolica. Giovanni XXIII nel discorso di apertura dell'11 ottobre 1962, Gaudet Mater Ecclesia, designò la natura e il fine dell'Assise richiamandosi alla pastoralità: non definire nuove dottrine, né emettere nuove condanne di errori ma dire la dottrina di sempre all'uomo contemporaneo. Il lemma "pastorale" diede così una "nuova" forma al Concilio, che comunque non poté esimersi dal tema dello sviluppo dogmatico: lo si volle e infatti fu perseguito con le Costituzioni dogmatiche. La pastoralità conciliare lasciata però in una sorta di ondeggiamento generale, si prestò ad essere fraintensa. Non trovò una strada univoca nella sua esecuzione e nella seguente interpretazione dei teologi. Le buone intenzioni e gli auspici di papa Roncalli dovettero fare i conti con un Concilio che nel suo interno fremeva per un cambiamento significativo. Cosa significa allora che il Vaticano II fu un concilio pastorale? "L'ermeneutica della continuità e della riforma" necessita un approccio previo e teologico-fondamentale che metta in luce il taglio conciliare alquanto sui generis del Vaticano II?