La via che la teologia cristiana fedele a se stessa percorre per comprendere ciò che è proprio del cristianesimo non può prescindere dall’ebraicità di Gesù e dalla sua fede ebraica, altrimenti tradirebbe se stessa. Prendere sul serio un tale compito comporta ora un radicale ripensamento dei presupposti che stanno a monte di tante consuete letture cristiane di Gesù. Ma mentre i contributi alla riscoperta di un Gesù ebreo privilegiano generalmente la prospettiva storica ed esegetica, Raniero Fontana insiste, per operare un tale critico ripensamento, sulla prospettiva filosofica e teologica; prospettiva da articolare tenendo sempre conto dell’orizzonte giudaico-rabbinico che egli ben conosce e all’interno del quale si muove ormai da molti anni.
Il libro ripercorre l'idea dell'immortalità che si sviluppa nel mondo greco, rivisita l'attesa messianica che nasce nel mondo ebraico, affronta poi il tema della risurrezione nel Nuovo Testamento, con particolare attenzione ai racconti evangelici, alle lettere dell'Apostolo Paolo e all'Apocalisse, letta come libro della speranza. L'Autore rivendica infatti il carattere di evento storico della risurrezione di Cristo, che dunque non sarebbe spiegabile né come esperienza interiore, né come illusione del desiderio, ma come "buona notizia" da annunciare nella sua irriducibile scandalosità. Una notizia che non soffoca l'infinita ricchezza dell'umanità dell'uomo, ma invece la rivela a lui stesso.