Ultima opera di Ulrich, Virginitas foecunda ripercorre tutti i principali temi del filosofo in forma meditativa. Nato come scritto occasionale per gli auguri natalizi per gli amici, questo commento teologico e filosofico della scena del Natale nei suoi intimi legami con l'evento della Croce, ha preso successivamente una forma più distesa e di ampio respiro. La luce dell'Incarnazione redentiva di Dio nell'umanità di Gesù getta ancora una volta luce sui drammi del nostro tempo, sulle sempre nuove edizioni dello scontro fra le astrazioni di Satana e la carne di Cristo, fra l'abissale vanità delle ricchezze del mondo e l'invano dell'umile amore di Dio che rende l'uomo partecipe della sua pienezza.
Ogni lettore dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco ha avvertito subito il suo stile inconfondibile. L’espressione diretta, carica di coraggio e ricca di fine intuito di fronte alle emergenze, ai problemi e alle risorse del nostro tempo è un segno di identità nel suo magistero pontificio. L’interpretazione dei testi biblici, i riferimenti degli autori e dei documenti citati, i passaggi dell’argomentazione e l’orientamento all’esercizio concreto della giustizia sono elementi caratteristici di un discorso che si rende così esplicito e accessibile, da riconoscervi il proposito del Santo Padre nella ricerca di una presenza dinamica della Chiesa nel mondo.
All’enciclica Fratelli tutti va riconosciuto il senso di attualità per entrare nella migliore comprensione delle tensioni e tendenze di questo tempo. L’enciclica attira l’interesse anche per la vasta gamma di argomenti trattati. Come comunità accademica ci siamo sentiti infatti sollecitati alla lettura del testo, ciascuno dai propri ambiti di competenza e desiderosi di ascoltare gli altri e di contribuire alla percezione della globalità.
Da qui si spiega la nostra scelta del sottotitolo: Letture transdisciplinari.
Il volume include dieci studi che propongono lavori di interpretazione, contestualizzazione, approfondimento o ricezione pratica del testo dell’enciclica, con la convinzione che la pluralità di approcci, offerti con la necessaria e sincera modestia, può giovare alla lettura del testo, al rinnovamento della prassi ecclesiale e alla speranza nelle complesse vicende di quell’umanità “senza frontiere”, che si scopre più vera, suggestiva e raggiante nel cammino della fraternità.
Sulla scia dell’umanesimo rinascimentale, san Francesco di Sales ha elaborato – non in modo teorico ma pratico e pastorale – un progetto di educazione e di formazione integrale della persona. Ogni essere umano è chiamato a perfezionare se stesso in tutte le sue dimensioni come individuo: i sensi del corpo, le passioni e gli affetti dell’anima, le facoltà spirituali della memoria e dell’intelletto, e in modo particolare il cuore, sede della volontà e della libertà.
Come persona immersa nella società, il nostro Autore si dimostra attento alla promozione della dignità di ogni persona, sia nella famiglia, nelle relazioni sociali, nel lavoro, nel tempo libero come anche nel servizio del proprio paese.
Infine san Francesco di Sales non può pensare alla persona senza la sua apertura alla trascendenza. In questo campo la sua proposta è anche originale: ha un’immagine positiva di un Dio che attrae l’uomo rispettandone la libertà; la devozione che promuove è una “devozione civile”; inoltre l’amore di Dio va vissuto nella vita quotidiana, mentre l’amore del prossimo è caratterizzato dalla “dolcezza”, fiore della carità. Il progetto di san Francesco di Sales è un antidoto contro una formazione unidimensionale che trascura le molteplici risorse della natura umana.
Il testo contiene quarantotto meditazioni di Hans Urs von Balthasar sulla vitati Gesù che egli scrisse contemplando altrettante immagini tratte da uno dei più antichi cicli pittorici della via di Gesù, il più antico dell'arte tedesca: dal Codice Egbert, dall'Evangeliario di Ottone III e dall'Evangeliario dell'Imperatore Enrico III, opere in miniatura realizzate allo scriptorum dell'Abbazia di Reichenau.
L'autore, mentre contempla le immagini e riflette sulle interpretazioni che gli artisti hanno dato ai vari episodi della vita Gesù, medita su di essi, approfondisce il loro significato e comunica al lettore i suoi sentimenti e le sue intuizioni.
La visione delle origini, di ciò che Gesù ha fatto e insegnato, ci fa intuire chi è Dio, che cosa è il mondo e che cosa Dio fa per il mondo.
Gli eventi originari possiedono una forza superiore che non può essere distrutta. La parola di Gesù, che la Chiesa annuncia, e l'Eucarestia, fonte della vita comunitaria, sono in cammino lungo i secoli.
L’edizione dell’epistolario del servo di Dio don Carlo Braga (‘uomo dalle tre patrie’, ‘il piccolo don Bosco della Cina’) ha presentato difficoltà di diversa natura. Anzitutto quella dovuta al loro numero. L’intero corpus delle lettere superstiti, alle quali si devono aggiungere le circolari e le relazioni ai superiori dei vari dicasteri di Torino e ai responsabili preposti alle visitatorie apostoliche o alle diocesi, sono al momento attuale 499 (tre si sono aggiunte quando la catalogazione era già ultimata). Per questa pubblicazione se ne sono scelte 367, lasciando da parte quelle meno significative dal punto di vista del messaggio comunicato. Alcune di esse sono dei brevi trattati pedagogici, fondati sul ‘sistema preventivo’ di don Bosco.
A questa prima si affianca quella dipendente dalla variegata gamma dei destinatari. Si tratta di familiari, di amici, di antichi compagni, di benefattori, di confratelli, di autorità religiose e civili (don Braga incontrò anche Mao Tse-tung e Chiang Kai-shek, e veniva invitato alle più importanti celebrazioni con la sua travolgente ‘Banda Valtellina’). Il ruolo da essi ricoperto ha imposto al mittente il ricorso a una diversità di stili, dal familiare pieno di tenerezza, all’ufficiale formalizzato, per adattarsi con squisita empatia all’attesa di coloro che avrebbero ricevuto il messaggio.
Si aggiunga la necessità di possedere una certa padronanza di una vasta panoramica di lingue e di dialetti. Troviamo, sporadicamente, voci e locuzioni nostrane (valtellinesi, piemontesi, venete…), termini ripresi dalla varietà tagalog delle Filippine, citazioni in latino, reminiscenze degli studi classici, più spesso frasi scritturistiche provenienti dalla liturgia o riecheggiamenti memorizzati da un regolare ricorso ai documenti della chiesa, testi redatti in italiano, latino, portoghese, inglese, francese, cinese.
Si è voluto dare ampio spazio alle note. Anzitutto a quelle riguardanti la ricostruzione dei nessi familiari e dei circoli dei compagni di convitto, per cogliere più dal vivo la compartecipazione con la quale don Braga seguiva da lontano, giorno per giorno, la loro vita, nel ricordo delle varie ricorrenze e nella preghiera. Diffuse sono pure quelle che ricostruiscono i profili biografici dei destinatari, amici, autorità, confratelli e giovani accolti nelle numerose fondazioni, rivelatrici dell’ambiente di gioioso ed eroico fervore missionario che si era creato nelle comunità e nei vicariati. Molti di loro sono santi o in avanzato cammino verso la canonizzazione (san Luigi Versiglia, san Callisto Caravario, beato Vincenzo Cimatti, servo di Dio Andrej Majcen, giovani imprigionati e torturati per la loro fede). Non si sono trascurati neppure i riferimenti alle citazioni scritturistiche o anche letterarie, che danno la misura di un livello culturale alto del mittente.
Sono riflessioni-immagini per un verso frutto di studio e di ricerca scientifica e per un altro verso piuttosto un sapere frutto di esperienza fatta. Intuizioni, idee, o meglio verità da cogliere più immaginificamente che concettualmente. Esposte spesso in forma narrativa, aiutano a pensare, a confrontarsi, a ragionare.
I singoli testi, alcuni sono più lunghi altri più brevi. Alcuni sono ragionati, altri sono più ad effetto finale. Sono collocati in una certa linea logica: partendo da quelli che riguardano il modo di conoscere, a quelli relativi al modo di pensare la persona, le relazioni, la relazione educativa, per arrivare a quelli che riguardano al come ci relazioniamo con Dio e proviamo ad agire secondo un'ispirazione cristiana, tra storia e trascendenza.
In appendice sono riportati alcuni testi classici, soprattutto patristici, che dicono il quadro di riferimento in cui l'Autore si è mosso.
Si tratta di una corposa raccolta di manoscritti originali del venerabile don Giuseppe Quadrio articolata in sette sezioni, che si propone come scopo fondamentale di riprodurre il più fedelmente possibile i suoi manoscritti originali. Tra questi documenti eccellono il modo speciale il Diario, restituito in un'edizione completa e sicura, e una miscellanea di varia natura che raccoglie annotazioni e pensieri sparsi: una specie di zibaldone spirituale.
Non si tratta solo di integrità materiale delle fonti, o di aggiunta di nuove, è in questione la loro significatività. E qui la statura spirituale di don Quadrio emerge in maniera nettamente superiore.
Attraverso queste pagine desidero condividere con amici che conosco e con molti che ancora non conosco la mia esperienza personale a proposito della fede in Gesù di Nazaret, che riconosco il Signore di ogni vita e di tutta la storia. Lo faccio con la pretesa – certo non piccola – di sollecitare altre persone verso questa stessa esperienza.
Spero che risulti subito evidente l’urgenza di fare tutto questo in un gioco, forte e impegnativo, di libertà: una esperienza di libertà che vuole suscitare nuove esperienze di libertà e di responsabilità. Non mi convince l’idea, che invece convince altre persone, di avere il diritto di dire certe cose solo perché sono vere… La convinzione può valere per le formule di matematica e per le leggi fisiche; ho qualche dubbio, invece, sulla possibilità di estenderla alla vita e al suo senso.
Questo piccolo libro è dedicato, dunque, alla fede in Gesù il Signore: al suo contenuto, al suo significato, alle esigenze che suscita e alle parole che la possono raccontare.
Gli Autori di questo volumetto offrono una rilettura nell’oggi del mistero del cuore, che permetta di penetrare nell’esperienza dell’amore misericordioso del Cristo, in modo da trovare il luogo dove abitare da veri credenti. Essi sviluppano il tema “Misericordia voglio, non sacrificio” sul versante dell’Antico Testamento per poi passare al Nuovo Testamento senza dimenticare il vissuto della tradizione e della vita della Chiesa di oggi.
La riflessione di Valerio Baresi su “il cuore al centro” focalizza la centralità del cuore di Dio e permette di riallacciare l’essenziale nella vita e le molte relazioni infrante tra gli uomini. Bruna Costacurta presenta in modo suggestivo il tema del cuore di Dio attraverso il Salmo 103, che celebra e benedice il Dio dell’amore e della misericordia. Michel Murenzi si concentra sulla parabola del Padre misericordioso, pagina luminosa di Luca che presenta la figura del Padre, icona della misericordia e del perdono, sempre pronto all’amore verso tutti, specie i peccatori.
Francesco Cereda affronta il passaggio dal dato della rivelazione a quello educativo trattando l’argomento: “Educare alla bontà”; per una pedagogia del cuore buono e del volto buono si è invitati a guardare al cuore e al volto di Cristo e a modelli di vita, come Don Bosco. Una figura davvero esemplare è quella di Annibale Maria Di Francia, presentata da Padre Angelo Sardone. La vita del santo ha trovato lo spazio naturale di azione nell’esercizio della carità, specie verso i piccoli e i poveri, ed ha reso “cuore del carisma e della sua spiritualità la preghiera incessante al Signore della messe per il dono di buoni operai”. Un’esperienza significativa di Istituto religioso, che vive la spiritualità del cuore di Gesù, è quella delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Madre Clelia Merloni. Altrettanto esemplare è il carisma della Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, fondate dal beato Luigi Variara, la cui devozione al sacro Cuore è inserita in una spiritualità che è fonte di amore fraterno, vissuto in una consacrazione vittimale sul modello dell’amore divino. Conclude la serie delle testimonianze l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio con i poveri, di Augusto D’Angelo, che presenta l’amore per i poveri come mistero della Chiesa e segno privilegiato dell’amore di Cristo.
Il volume offre in un unico testo la visione di un cammino spirituale che abbraccia aspetti della storia moderna e contemporanea, sia dell’Occidente e dell’Oriente cristiani. In particolare, l’opera per la sua natura sintetica e manualistica, si apprezza per alcune caratteristiche originali che la rendono particolarmente utile agli studenti e a coloro che intendono avere un primo sguardo panoramico degli ultimi secoli della spiritualità cristiana.
L’Autore ha ritenuto proficuo non insistere su una rigida classificazione di scuole tradizionali con il loro tentativo di rinnovamento, ma ha preferito sviluppare piuttosto la comprensione di validi insegnamenti che provengono anche da contesti semplici ed umili di spiritualità.
Inoltre, rivolge una sintetica ma originale attenzione alle ricchezze spirituali che provengono dai due polmoni dell’unica Chiesa di Cristo: quella cattolica e quella ortodossa. La ricerca così non solo ha permesso di mettere in luce le radici storiche degli attuali orientamenti spirituali, ma ha favorito anche un fecondo incontro con la cultura patristica, la progressività di ogni cammino di perfezione, il valore dell’accompagnamento spirituale, il rapporto tra spiritualità e liturgia, il rispetto del principio di continuità nello sviluppo dei diversi contributi spirituali e le istanze culturali dell’ambiente, in cui sono chiamati a vivere le diverse comunità cristiane.
Nell’opera un adeguato spazio è stato riservato agli apporti forniti dalle figure di santi nella Chiesa, con speciale riferimento alla spiritualità della gioia, del servizio e del rinnovamento ecclesiale.
In tale contesto assume un particolare significato il titolo stesso dell’opera con il riferimento alla lettera di San Paolo ai Filippesi: “mihi vivere Christus est” (1,21), tematica che riconduce e unifica tutti i capitoli del libro.
Il volume è aperto da don Alberto Lorenzelli, sdb, con un invito pastorale a scoprire nel Cuore di Gesù il significato dell’amore, fonte essenziale nell’opera educativa. Il Padre Horacio Simian-Yofre, sj, ci costringe a riflettere sul vacillare di Dio (condannare o salvare?) di fronte alla debolezza umana. La prof.ssa Suor Maria Ko Ha Fong, fma, ci affascina nella contemplazione del “cuore mite e umile di Cristo e di Paolo”. Storia e cronaca “con l’Africa nel cuore” sono vissute nella attenta e commossa biografia di San Daniele Comboni, fondatore dei Missionari del Sacro Cuore, apertaci da Padre Umberto Pescantini, mcj. Alcune Congregazioni religiose legate alla devozione al Sacro Cuore di Gesù presentano le linee essenziali della loro spiritualità: le Zelatrici del Sacro Cuore duramente colpite dal terremoto nella loro casa generalizia dell’Aquila; la segretaria dell’associazione apostolica Missionarie della regalità fondata da Padre Gemelli e le Suore Salesiane del Sacro Cuore, oblate fondate da Monsignor Cognata.
La conversazione cordiale, affettuosa, allegra di don Alfonso Alfano, sdb, innalza tutti “sulle ali della speranza”: “Cuore di Dio e Uomo di Cuore” si intrecciano per una profezia della “civiltà dell’amore”, auspicata sovente da Paolo VI.
Fa da ponte e cerniera tra le due meditazioni teologiche e le attuazioni esemplari dell’amore di Dio l’intervento educativo: “Il cuore di Cristo fonte di umanità”, magistralmente offerto da don Fabio Attard, sdb.
L’omelia del Cardinal Albert Vanhoye, sj, guida menti e cuori verso le insondabili profondità della spiritualità del Cuore di Cristo, risultando vetta e sintesi del volume.
In occasione del centenario della morte del Beato Michele Rua (1910-2010), l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice presenta ad un più vasto pubblico le lettere e le circolari che egli indirizzò alle educatrici salesiane.
Intende così rievocare alcuni aspetti del contributo dato dal primo Successore di don Bosco allo sviluppo della Congregazione, in un tempo di cambiamenti sociali e istituzionali.
Si tratta di una documentazione in gran parte inedita che rivela, con tocchi sobri e discreti, l’affetto di un padre, la saggezza di una guida, il realismo di un educatore, la spiritualità di una persona appassionata di Dio e dell’estensione del suo Regno.
L’intento della corrispondenza è quello di favorire la fedeltà allo spirito di don Bosco, rafforzare l’unità dell’Istituto e il senso di appartenenza ad una grande Famiglia, in un tempo in cui era forte la spinta di espansione nelle varie nazioni e continenti. Era dunque necessario potenziare i vincoli di comunione e soprattutto mantenere salda la convergenza sui principi fondamentali che avrebbero garantito l’unità dell’Istituto nella molteplicità delle sue espressioni.
Nei suoi scritti don Rua si mostra tempestivo nelle risposte, concreto e saggio nei riscontri. Suggerisce con discrezione le scelte che gli paiono più opportune, ma in genere si rimette al parere dell’interlocutrice facendo appello alla sua conoscenza delle persone e delle situazioni.
Il tono, sempre improntato a deferenza ed umiltà, anche quando invita a pagare i debiti, crea immediata simpatia e autentica comunicazione interpersonale, tanto più quando la serietà del messaggio è intersecata da battute di vivo colore e di autentico humor.