La santità dell’Eucarestia e la grandezza del mistero per il quale Dio ne affida la celebrazione ad uomini che, benché per grazia sacerdoti, rimangono pur sempre segnati dal limite, rende urgente proporre qualche riflessione ed un richiamo sulla necessità per ogni fedele – compresi quindi i sacerdoti – di esaminarsi per vedere se, accostandosi all’altare, siano “rite dispositus”, secondo quanto insegna e richiede la Chiesa. Inoltre, l’identità sacerdotale fa del ministro ordinato un intercessore privilegiato ed un uomo atto ad offrire il culto liturgico pubblico gradito a Dio.
L’intento di questo lavoro è quello di mostrare come la disciplina derivi dalla dottrina della Chiesa, ed il suo rispetto, con adesione cordiale di vita, altro non sia finalizzata che ad una vita, ad un ministero santo e, quindi, fruttuoso e santificante non solo per il sacerdote, ma anche per l’intero popolo di Dio.
«L’opera Sacerdos alter Christus affronta due questioni che potrebbero apparire molto diverse ma che, tuttavia, hanno un punto in comune. Si tratta infatti di due obblighi che definirei “vitali” nella vita e nel ministero sacerdotale: da una parte, la celebrazione frequente della S. Messa e, dall’altra, la preghiera quotidiana e integrale della Liturgia delle Ore. Si tratta di uno studio canonico ben documentato, dalla grande profondità spirituale, accompagnato da una bibliografia esaustiva che sottolinea un aspetto essenziale del sacerdozio: la preghiera deve irrigare, nutrire e fecondare la vita e il ministero sacerdotale nel suo insieme; la vita interiore del sacerdote è pertanto l’alfa e l’omega dell’esistenza spirituale di colui che è alter Christus, riprendendo il titolo dell’opera.»
(Dalla Presentazione di S. Em.za il Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti)
Dal divorzio all’omosessualismo, è visibile una lunga linea rossa che evidenzia l’attacco all’istituzione matrimonio voluta da Dio. Prima ancora della ribellione contro la natura e le sue leggi, si tratta di una ribellione all’ordine della creazione stabilito una volta per tutte del Creatore. E, proprio quando servirebbe una parola chiara da parte della Chiesa cattolica e dei suoi pastori, ecco che ci si trova davanti a sinodi dove trovano cittadinanza, e sono persino maggioritarie, teorie che sovvertono l’ordine naturale e sovrannaturale del matrimonio.
In questo quadro, l’opera di don Pietro Leone compie un atto di vera misericordia, di carità intellettuale, nel rimettere le idee al loro posto, facendole camminare sui piedi e con la testa rivolta verso l’alto. Ed è proprio questo il pregio maggiore del lavoro di don Leone, quello di riconoscere a fondamento dell’ordine naturale il volere e la legge di Dio.
Un lavoro che si raccomanda per la sua profondità dottrinale e per il suo afflato spirituale che offrirà a chiunque lo legga gli strumenti per capire in che cosa consiste la vocazione al matrimonio e alla famiglia.
Si possono concedere i sacramenti ai "divorziati risposati"? Rainer Beckmann è divorziato con rito civile ma non risposato. Vive secondo l'insegnamento della Chiesa cattolica in materia di indissolubilità del matrimonio. Dalla sua analisi del volume del Card. Walter Kasper, Il Vangelo della famiglia (2014), Beckmann trae la conclusione che quel testo è privo di sostanza argomentativa: "Il Card. Kasper non dice neanche una parola che spieghi per quale motivo i divorziati risposati dovrebbero poter ricevere il Sacramento della Penitenza, benché manchino di convertirsi. Pur mentre ribadisce l'indissolubilità del matrimonio, il Cardinale vorrebbe che, in pratica, ai divorziati risposati fosse accordato esattamente lo stesso trattamento riservato ai coniugi rimasti fedeli. Le due cose sono incompatibili. L'argomentazione del Cardinale contiene in sé una profonda contraddizione."