La rivista diretta da Paolo Flores d'Arcais prosegue nella riflessione sulla pandemia e il futuro che ci aspetta. Questo numero di MicroMega è infatti (come il precedente) interamente dedicato alla Covid-19, in questo caso con focus dedicati agli effetti in materia di lavoro, con particolare riferimento allo smart working, di turismo e territorio, di ambiente e trasporti, di economia e di sanità. Con in più l'approfondimento offerto dal dialogo tra Jürgen Habermas e Klaus Günther su una questione emersa in tutta la sua importanza durante il lockdown: il rapporto tra la tutela della vita e la garanzia delle libertà. Il volume si apre con un manifesto per un nuovo Servizio sanitario nazionale, delineato nei minimi dettagli da Nino Cartabellotta. Un'ampia sezione del numero è incentrata poi sui problemi delle nostre città che la pandemia ha reso evidenti. Un'altra sezione del numero è dedicata invece a quello che in questi mesi abbiamo preso a chiamare - un po' impropriamente - smart working. Sandra Burchi ci illustra perché sarebbe meglio usare la definizione di home working d'emergenza e ci spiega cosa significa fare della casa il proprio spazio di lavoro: quali sfide e quali vantaggi questo passaggio comporta; Piergiovanni Alleva sottolinea invece come, per concretizzarsi, questi vantaggi abbiano bisogno di nuova disciplina collettiva, e anche legale, dell'istituto. Ma l'approfondimento in materia di pandemia non si esaurisce qui. Daniele Nalbone e Alberto Puliafito, analizzando la situazione dal punto di vista del mondo dell'informazione, ci spiegano perché il giornalismo italiano è sempre più in difficoltà e indicano un percorso per uscire dalla crisi; lo storico britannico Adam Tooze illustra come la Covid-19 abbia messo a nudo simultaneamente le debolezze di Stati Uniti, Cina ed eurozona; Gianni Silvestrini ci ricorda che, passata l'emergenza coronavirus, tornerà a imporsi quella climatica; Stefano Caserini, accogliendo l'invito lanciato da MicroMega sullo scorso numero ad aprire un dibattito sul futuro dei trasporti, ci spiega come la promozione della mobilità collettiva e dei mezzi non motorizzati sia ingrediente fondamentale di tutte le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici; Chiara Franceschini ripercorre ciò che abbiamo vissuto in questi mesi tracciando un parallelo con la condizione delle anime nel limbo; mentre, infine, gli economisti Pompeo Della Posta e Paul Schure si confrontano sugli strumenti più adatti - a livello europeo - per uscire insieme dalla crisi. Completano il numero di MicroMega, il dialogo tra Thomas Piketty e Frédéric Lordon e un reportage di Elettra Santori sull'Albania.
È interamente dedicato alla questione pandemia e al futuro che ci aspetta il nuovo numero di MicroMega, in edicola dall'11 giugno. Al virus e alle disuguaglianze che ha già generato e che genererà è dedicata la prima delle quattro sezioni di approfondimento della rivista diretta da Paolo Flores d'Arcais: Denise Celentano analizza gli effetti sul mondo del lavoro, sottolineandone le profonde ingiustizie; Nicolò Bellanca ci mette in guardia sul fatto che la pandemia non solo aumenta le diseguaglianze esistenti, ma ne crea di nuove; Ingrid Colanicchia analizza il forte impatto di genere della crisi in corso. Intorno al tema del potere ruota invece la seconda sezione del numero: Pier Paolo Portinaro analizza i termini della questione avvalendosi del supporto di Tucidide e Canetti; Pierfranco Pellizzetti auspica un radicale cambiamento nella politica del dopo pandemia; Paolo Ortelli guarda all'altra faccia del potere, quello criminale, che negli anni ha prosperato anche grazie al sistema euro; e infine Gáspár Miklós Tamás, in conversazione con Jean-Louis Fabiani, focalizza l'attenzione sul regime di Orbán e sui suoi tratti post-fascisti. All'istruzione - settore certamente posposto rispetto ad altri in questa crisi - è dedicata la terza sezione di MicroMega che vede Massimo Baldacci, Nicola Grandi e Angelo d'Orsi indicare i tasselli fondamentali affinché scuola e università, approfittando dello scombussolamento generale, possano cambiare decisamente rotta per tenere insieme finalmente qualità ed eguaglianza. Il quarto focus è incentrato infine sulla Chiesa e la vita religiosa, che hanno subìto profondi cambiamenti a causa della pandemia: Marco Marzano guarda al di là del Tevere, raccontando come la Chiesa cattolica - dagli anziani sacerdoti delle piccole parrocchie fino a papa Francesco - ha affrontato la crisi e quali profondi cambiamenti segneranno il cattolicesimo in maniera forse definitiva, mentre Adele Orioli rimane al di qua del Tevere, osservando come anche in quest'occasione la Chiesa abbia ricevuto l'ennesimo trattamento privilegiato da parte dello Stato. Ma il numero di MicroMega in edicola, libreria, ebook e iPad dall'11 giugno non finisce qui. Ricostruendo in che modo, durante la prima guerra mondiale, si espletò lo stato di eccezione Giovanna Procacci offre uno sguardo alla nostra storia non troppo lontana per aiutarci a trarre qualche lezione per l'oggi; Francesco 'Pancho' Pardi mostra tutte le contraddizioni che la pandemia ha fatto emergere e si augura che nulla sia più come prima; Marco Francesconi e Daniela Scotto di Fasano entrano nell'inconscio e indagano le strategie per difendersi dalla paura; Marco Ponti offre una prospettiva non scontata sulla mobilità e in particolare su come ci si muoverà dopo la pandemia; e infine Pier Luigi Lopalco auspica una rivoluzione nel modo in cui è organizzato il nostro sistema sanitario. Completa l'approfondimento in materia di pandemia il dialogo tra Telmo Pievani e Jared Diamond, in cui il famoso biologo e antropologo dà una valutazione delle risposte messe in campo dai vari paesi, con uno sguardo in particolare agli Usa, racconta come le nazioni risorgono dalle crisi e indica la lezione da imparare. Chiude e arricchisce il numero il saggio di Paolo Flores d'Arcais su Antonio Tabucchi, in cui, ripercorrendo le pagine del romanzo Sostiene Pereira, il direttore di MicroMega traccia il rapporto tra l'immaginario e l'impegno civile del grande scrittore scomparso otto anni fa.
Il dossier analizza i contatti tra la Mesopotamia e la Bibbia. Contatti letterari e storici: a tre riprese Nabucodonosor deportò gli abitanti del regno di Giuda sulle rive dell'Eufrate. Al ritorno da Babilonia tutta una tradizione si riorganizzò nella Legge, la pratica religiosa e i testi. La Bibbia sarebbe allora nata al ritorno da Babilonia? A questa domanda si cerca di rispondere facendo il punto sui dibattiti che animano la comunità dei ricercatori a proposito della redazione e della composizione della Bibbia nel contesto post-esilico.
Tracce n.11, Dicembre 2020
Il soffio di Dio
01.12.2020
C’è una frase di don Giussani che torna spesso, nelle conversazioni e nel lavoro comune delle ultime settimane. Segno di quanto abbia colpito chi l’ha sentita ripetere alla Giornata d’inizio anno di CL (vedi l’ultimo numero di Tracce), ma pure del fatto che la riconosciamo familiare, la vediamo accadere nelle nostre vite. «Il Signore opera anche a soffi». Non si impone con gesti clamorosi: suggerisce, invita, sollecita. Si propone alla nostra disponibilità ad assecondare i fatti che Lui opera. Alla nostra libertà.
Se ci pensiamo bene, pure il Natale è così. Un bimbo, inerme. Venuto al mondo in un angolo sperduto di quel mondo, una provincia marginale e sconosciuta dell’Impero. Meno di un soffio, nella storia. Eppure, è ciò che l’ha cambiata per sempre. Perché rende possibile viverla.
Senza l’Incarnazione, se Dio non fosse presente nella realtà, la vita sarebbe semplicemente impossibile. Si potrebbero, forse, reggerne certi urti – per qualche tempo, e solo per i temperamenti più forti –; ma il respiro della nostra libertà non potrebbe mai allargarsi sotto quegli urti, la pienezza della nostra umanità non potrebbe mai fiorire fino in fondo. Perché sarebbe impossibile vivere fino in fondo ciò di cui siamo fatti: il rapporto con il Mistero, con il Padre. Senza il Figlio – che vive di quello, che è venuto per incarnare, e quindi mostrare a tutti, quel legame decisivo con il Padre – non potremmo mai, a nostra volta, concepirci come figli. O meglio, magari potremmo riconoscerlo teoricamente, in qualche raro soprassalto di una ragione che sembra farsi sempre più fiacca – è un’evidenza che non mi faccio da me, che in questo istante sono generato da qualcun altro che mi vuole –; ma non basterebbe per viverlo, per affrontare la realtà partendo da quella evidenza, mantenendola nella coda dell’occhio e dello sguardo.
«Caro cardo salutis», la salvezza della nostra stessa carne è nell’Incarnazione, dice un’altra espressione, più antica, sentita spesso negli ultimi tempi. Ma serve un’Incarnazione presente, che ci raggiunge ora. Fatti e testimoni che ci sollecitano oggi alla stessa disponibilità, docile e stupita, dei primi, di quei pastori che hanno dato credito a quel misteriosissimo «soffio di Dio».
La vita è piena di testimoni così. Qualche piccolo esempio lo trovate anche nelle prossime pagine. Sono la Sua carne, Dio con noi. Buon Natale!
Numero speciale della rivista, per festeggiarne il ventennale di vita e il centesimo fascicolo. Lungi dal voler criticare la pittura biblica, gli interventi affrontano il delicato rapporto fra il mondo della Scrittura e quello delle immagini passando in rassegna una lunga storia di fedeltà e di tradimenti.
Riprendendo il filo di un discorso già iniziato da "Il Mondo della Bibbia" (numero 24, agosto-ottobre 1994) con il dossier "L'archeologia del 2000", questo numero tratta il rapporto cruciale e problematico tra testo biblico e ricerca archeologica.