"Con simili strategie, infatti, si pensa ancora che ci sia qualcosa da fare, che il pensiero debba aprirsi strenuamente un cammino, che vi sia magari qualcosa contro cui esso urta e che perciò dia a pensare. Si dà forza al pensiero rendendo ardua la sua meta, perché - si dice - «come potrebbe accadere che la salvezza fosse trascurata quasi da tutti se fosse a portata di mano e la si potesse trovare senza grande fatica»? Se ciò non può accadere, tuttavia, è forse perché questo è veramente il più difficile da dire e pensare: che la salvezza stia qui, semplicemente accanto: a portata di mano."
Perché fare storia della filosofia, se la filosofia è morta? La ricerca filosofica si trova in una singolare impasse. Rinsecchisce la sua vena speculativa, cresce a dismisura la cura storiografica. Ma cresce anche la domanda di filosofia, che priva di respiro teoretico e di rigore filologico rimane però allo stato di mera suggestione. Questo libro tenta di coniugare di nuovo storia e teoresi. Da un lato si ritaglia oggetti storiografici precisi: i margini del razionalismo seicentesco e i dilemmi della ragione e della fede (Pascal, Fénelon, Spinoza), ma anche gli esercizi della dialettica (Hegel, Merleau-Ponty). Dall'altro investe con vigorosi sondaggi teoretici un'area più ampia che lambisce anche il '900 e territori solitamente meno esplorati (la fotografìa, il cinema).