«In Paracelso, la ninfa si presenta come una creatura in carne e ossa, creata a immagine dell'uomo, che può acquistare un anima solo unendosi con lui. La congiunzione amorosa con l'immagine, simbolo della conoscenza perfetta, diventa in Boccaccio l'impossibile unione sessuale con una imago trasformata in creatura che "beve e mangia"...» Così, il filosofo Giorgio Agamben si avventura nell'indagine sulla natura misteriosa e doppia delle Ninfe, mettendo in campo riflessioni sulla letteratura, la filosofia, la mitologia, la storia dell'arte e l'antropologia. Rifacendosi alla lezione di Aby Warhurg che, utilizzando tutte queste "piste indiziarie", seppe dare una nuova e feconda lettura del mondo delle immagini, Agamben torna a lavorare sui materiali di "Stanze", ragionando su queste figure che paiono essere una delle chiavi più ricche per penetrare la mitologia degli antichi e anche certe costanti della nostra storia psicologica rispetto al rapporto tra Anima e Sessualità.
Questo libro propone la ricostruzione di quattro capitoli fondamentali della cultura europea: la teoria del fantasma nella poesia d'amore del '200 (La parola e il fantasma); il concetto di malinconia dai Padri della chiesa a Freud (I fantasmi di Eros); l'opera d'arte di fronte al dominio della merce (Nel mondo di Odradek); la forma emblematica dal '500 alla nascita della semiologia (L'immagine perversa). Così la ricostruzione della teoria del fantasma nella filosofia medievale apre la via a una interpretazione della teoria dell'amore cortese e a una lettura inedita di alcuni testi poetici: da Cavalcanti a Dante.
Seguendo un percorso che da Aristotele e il mondo classico giunge sino a tempi recenti con Hanna Arendt e Michel Foucault, Agamben analizza il concetto di vita e di sacro, proponendone l'applicazione in ambito politico dove, a partire dall'età moderna "la vita naturale comincia a essere inclusa nei meccanismi e nei calcoli del potere statuale e la politica si trasforma in bio-politica". Protagonista del libro è la nuda vita dell'homo sacer. Soltanto superando una dimensione politica che non conosce altro valore che la vita, sarà possibile alle democrazie moderne andare oltre le tragiche tentazioni di nazismo, fascismo e, in generale, dei regimi totalitari. La prima edizione in "Einaudi contemporanea", 1998.
"Profanare significa restituire all'uso comune ciò che è stato separato nella sfera del sacro". Questa definizione è il filo d'Arianna che orienta il lettore nel suo viaggio attraverso le nove prose brevi, a metà fra la scrittura filosofica e la letteratura, in cui Agamben ha raccolto in una sorta di compendio ultimo i motivi più urgenti e attuali del suo pensiero. Dalla teoria del soggetto, riformulata come rapporto intimo fra Genio e lo al problema del tempo messianico, esibito in figure ed esperienze concrete; dalla parodia come modello della letteratura alla magia come canone dell'etica. Fino al testo più lungo, che dà il titolo alla raccolta, in cui la profanazione si rivela come il compito politico del nostro tempo.
Lo stato di eccezione, ossia quella sospensione dell'ordine giuridico che siamo abituati a considerare una misura provvisoria e straordinaria, sta oggi diventando sotto i nostri occhi un paradigma normale di governo, che determina in misura crescente la politica sia estera sia interna degli stati. Il libro di Agamben è il primo tentativo di fornirne una sommaria ricostruzione storica e, insieme, di analizzare le ragioni e il senso della sua evoluzione attuale, da Hitler a Guantanamo. Quando lo stato di eccezione tende a confondersi con la regola, le istituzioni e gli equilibri delle costituzioni democratiche non possono più funzionare e lo stesso confine fra democrazia e assolutismo sembra cancellarsi. Muovendosi nella terra di nessuno fra la politica e il diritto, fra l'ordine giuridico e la vita, dove i ricercatori non amano avventurarsi, Agamben smonta a una a una le teorizzazioni giuridiche dello stato di eccezione e getta una luce nuova sulla relazione nascosta che lega violenza e diritto.
Quale sarà il volto estremo dell'uomo? Alla fine della storia ritroveremo l'animale, come prospettano, in singolare e discorde consonanza, sia gli ultimi dialettici sia gli antichi messianici? Animalità antropomorfa e umanità teromorfa costituiranno il nostro mobile orizzonte post-storico? Più che dalle filosofie della congiunzione uomo-animale, Agamben parte dal ripensamento del 'mistero pratico-politico' della loro separazione.
"L'essere che viene: né individuale né universale, ma qualunque. Singolare, ma senza identità. Definito, ma solo nello spazio vuoto dell'esempio. E, tuttavia, non generico né indifferente". Così veniva presentata nel 1990 la prima edizione di questo libro. Nella "Postilla 2001" aggiunta a questa edizione, l'autore non può che constatare che ciò che all'inizio era solo un'ipotesi - l'assenza d'opera, la singolarità qualunque, il "bloom" - è diventato realtà.
Le circostanze storiche (materiali, tecniche, burocratiche, giuridiche) in cui è avvenuto lo sterminio degli ebrei sono state sufficientemente chiarite. Ben diversa la situazione per quanto concerne il significato etico e politico dello sterminio o anche soltanto la comprensione umana di ciò che è avvenuto, cioè in ultima analisi la sua attualità: quello che impedisce ad Agamben di sentirsi appagato dalla pseudosoluzione giuridica del problema dell'Olocausto (termine che egli contesta), dalla riduzione del fenomeno a crimine o mostruosità incomprensibile. "La verità intera è molto più tragica e spaventosa".
L'eclissi della politica è cominciata da quando essa ha omesso di confrontarsi con le trasformazioni che ne hanno svuotato categorie e concetti. Accade così che paradigmi genuinamente politici vadano ora cercati in esperienze e fenomeni che di solito non sono considerati politici: la vita naturale degli uomini restituita al centro della polis; il campo di concentramento; il rifugiato; il linguaggio come luogo politico per eccellenza, oggetto di una contesa e di una manipolazione senza precedenti; la sfera dei mezzi puri o dei gesti, ossia dei mezzi che, pur restando tali, si emancipano dalla loro relazione a un fine. Il libro cerca di ripensare le categorie della politica in una nuova realtà.