Avvertire la propria nudità significa essere consapevoli della finitezza dell’essere umano. La tentazione (fin dalle pagine di Genesi) sarebbe di rivestirsi e nascondersi. Ma in tal modo si rimane prigionieri se stessi. Nel delineare un percorso ascetico e mistico al contempo, “provo a spogliarmi perché Dio mi rivesta”, scrive l’autore. “Perché, se voglio vestirmi da solo, finisco per mascherarmi. E le ferite, nascoste sotto l’abito, sanguinano ancora. Se invece è il Signore a curarle, allora vengo avvolto nel lenzuolo della misericordia e dell’amore. Mi vengono messi i sandali ai piedi e il vestito nuovo. La nudità diventa condizione e richiesta di aiuto”. Il dialogo tra Dio e Adamo, che ha ispirato il titolo del libro, la parabola del padre misericordioso e quella del Buon Samaritano sono tre situazioni di nudità che permettono di vedere se stessi e la realtà con occhi diversi, quelli misericordiosi di Dio, un Padre che cura il cuore, oltre che il corpo.
Il caffè può piacere o no: è innegabile, un po’ come guardare dentro di sé. Il caffè può essere amaro, dolce, con o senza correzione, proprio come la vita. La nuova proposta di don Marco presenta, con uno stile fresco e accattivante, alcuni coffee break del tutto particolari: il sorriso di un bambino, la forza di un adolescente malato, la freschezza di un giovane entusiasta, il profumo di una casa accogliente che ridimensionano ed educano la fatica sacerdotale e pastorale. Sono pagine che nascono dalla vita relazionale di un prete, ma non vogliono fermarsi a lui. Parlano del suo modo di amare e di lasciarsi incontrare dalle persone – bambini, giovani e adulti – ma vuole anche andare «oltre». Vuole porre, semplicemente, la questione dell’autenticità, dell’essere se stessi tra quotidianità e Vangelo. Pagine di vita brevi, intense, da gustare proprio come un caffè.