L'opera di Tabucchi - la sua stessa poetica - procede "ariannamente" verso la tessitura di un labirinto a cui sarebbe persino volgare offrire un luogo di sbocco o di egresso. Per sua stessa natura dà accesso a una dimensione sempre più interna del labirinto che solo nel momento della lettura può essere colta. Senza approdi, è una poetica dell'approdo. Senza mete, è una poetica del viaggio. Che sia la storia o l'identità il suo tema, rimane il carattere segreto e non significabile della sua esistenza.
Corrado Augias è un comunicatore? Questo volume nasce dalla convinzione che capire cosa sia un comunicatore equivalga a capire gran parte della società dei nostri tempi. La comunicazione ha tessuto, infatti, una tale indissolubile alleanza con la realtà - si è a tal punto confusa con essa - che di tale confusione questa figura finisce probabilmente per diventare la prima entità da indagare. Scongiurando l'ipotesi che si possa fare cultura sullo schermo solo a patto di farla male, Augias è riuscito a elevare la televisione alla cultura invece di abbassare la cultura alla televisione, smentendo il luogo comune che vorrebbe ridurre quest'ultima a mero contenitore. Ma Corrado Augias non è solo uomo di televisione: al mestiere di comunicatore ha associato, negli ultimi anni, quello di divulgatore della storia del cristianesimo. È diventato così un punto di riferimento fondamentale per chiunque - esperto o neofita che sia - voglia restituire un significato più profondo di una semplice eredità storica a quella che è considerata da molti la "radice" dell'identità europea.
Conobbi Claudio Magris qualche anno fa, In Egitto. Su un breve tratto di arenile accanto alla fortezza di Qaitbey, a una mia confidenza rispose, citando Singer: "Comportati come se fossi felice: la felicità verrà dopo". E in un attimo capii che si poteva essere infelici senza troppo badarvi. Cioè, più o meno, essere distrattamente felici. Magris ci ha narrato la straordinaria forza morale che tiene insieme l'esistenza. Quella che sovrintende all'armonia fra unità e caos, fra grandezza e meschinità, fra luce e ombra, fra Tolstoj e Kafka, fra epica e nichilismo. O, utilizzando una metafora di cui egli è diventato analista insuperato, fra l'Impero asburgico e il suo crollo. Il dispiegarsi della misteriosa avventura umana nella sua perpetua ricerca di una sintesi - per dirla con lo scrittore Ernesto Sàbato fra dimensione "diurna" e dimensione "notturna". Parlare con lui è quindi parlare del tempo che stiamo attraversando, in quello che di migliore ha perso e in quello che di buono, quando può, riesce a conservare. Compresa la moralità, che non tollera date di scadenza.