La missione della Chiesa è descritta spesso in termini di testimonianza: la verità, da Gesù sussurrata agli orecchi dei discepoli, dev'essere gridata dai tetti. Secondo la cultura postmoderna parlare di verità è in ogni caso esagerato; se pure di verità si può parlare, il luogo non può essere quello pubblico. In quel luogo sono tollerate solo opinioni personali, e non pretenziose verità. La figura della testimonianza rimanda a una contraddizione tra cultura pubblica e predicazione cristiana, che pare inevitabile. Fin dall'inizio, d'altra parte, il vangelo ha suscitato litigi, e quindi un interminabile processo. Proprio per rapporto a quel processo il cri-stiano è testimone, in senso giudiziale. Il famoso "aggiornamento" mira invece a un rapporto con la nuova cultura, che vuol essere irenico e rimuove ogni conflitto; la parola cristiana perde il profilo di testimonianza, per candidarsi ad essere soltanto un supplemento d'anima per un mondo senz'anima. I contributi qui pubblicati, di taglio biblico, filosofico, di teologia sistematica e di teologia della cultura, sono frutto di un Seminario di studio volto a recuperare una nozione di testimonianza meno slavata.
Da quarant'anni i teologi della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale si cimentano, in stretto confronto reciproco, con le massime questioni poste alla teologia nella rapida e a tratti addirittura convulsa vicenda del Novecento. È parso maturo il tempo per cimentarsi in un'opera collettiva, che tentasse un bilancio. Le premesse in tal senso erano disposte dalla precedente sintesi da essi tentata a proposito dell'epoca moderna (vedi Storia della teologia, IV: Epoca moderna, Casale Monferrato 2001). Ne è risultata un'opera di grande mole, che propone non una sintesi, ma dieci saggi sintetici. I primi cinque sono dedicati ai momenti qualificanti della vicenda teologica fino al Concilio: modernismo, teologia dialettica, teologia del magistero e ressourcement, svolta antropologica, concilio Vaticano II. Gli altri cinque sono dedicati invece alle questioni maggiori intorno alle quali si coagula (e anche si frammenta) il dibattito teologico successivo: il profilo scientifico della teologia, il rapporto con la storia, la forma pratica della fede, la questione ermeneutica, la figura storica del cristianesimo.
Un'approfondita riflessione sul rapporto tra il tempo misurato dagli orologi e dai calendari e il tempo celebrato dal rito. Il tempo sempre manca. Al suo difetto non si rimedia aggiungendo ore al giorno, o anni alla vita. Scarso negli anni della vita attiva, esso invece appare lungo, inutile e quasi insopportabile negli anni della vecchiaia; alla sua scarsita nei giorni di lavoro corrisponde un sentimento della sua prolissita nei giorni di vacanza. Scarso e sempre mancante e il tempo vuoto, misurato dagli orologi e dai calendari. Pieno puo essere soltanto il tempo celebrato dal rito. Non e forse da riconoscere un nesso tra difetto del tempo e difetto del rito? Il rito appare infatti incompreso e selvaggio nella societa secolare. La riflessione su di esso qui proposta intende ritrovare il senso del tempo, e della vita tutta, appunto attraverso una rinnovata considerazione del rito. La traccia e offerta dalle Scritture di Mose, dei profeti e dei saggi; soprattutto dal vangelo del Signore nostro Gesu Cristo.