«Che cosa manca all'Italia per essere il Paese più felice del mondo?». È la provocazione da cui parte Andrea Illy, imprenditore del caffè, ambasciatore del made in Italy e capitano di un'azienda apprezzata nei cinque continenti per la sua lunga storia di ricerca, etica, qualità ed eccellenza. Innamorato della sua terra, Illy non fa sconti nel ragionare intorno all'Italia, Paese che da culla del diritto si è trasformato in patria del rovescio, pronto però a gesti di grande generosità; fucina di talenti che scappano e di furbi che spesso si annidano nella cosa pubblica; una società dove tutti sono allenatori e pronti a prendersela con i politici, ma dove ci sono anche tanti imprenditori (spesso generazioni di famiglie) che si fanno carico di mille problemi, con uno Stato che c'è troppo dove non dovrebbe ed è latitante dove servirebbe. Illy analizza con rigore scientifico i fenomeni in atto e con schiettezza scuote il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, indicando le direzioni per cambiare rotta prima che sia troppo tardi. Punzecchiato dal giornalista economico Francesco Antonioli non si esime dall'invitare anche noi cittadini a un cauto "ottimismo della ragione": «L'Italia ha un vantaggio competitivo "endogeno" legato al concetto del bello, del buono, del ben fatto. Un'attitudine che deriva sia dalla vena creativa, alimentata dall'incommensurabile patrimonio di bellezze del nostro Stivale, sia dalla cultura manifatturiera di mestieri tramandati da generazioni. Queste sono tutt'oggi le nostre armi di rilancio». Un libro "effetto caffeina". Per ridare sprint a un Paese che da troppo tempo sa solo deprimersi.
esistono ancora gli eremiti? Chi sono? dove vivono? Perché scelgono un’esistenza austera ai margini estremi della società? In Italia e in Occidente il fenomeno di chi lascia tutto e si ritira in luoghi appartati è in forte crescita anche fra i giovani.
Un giornalista si è messo sulle tracce degli ultimi solitari: li ha incontrati – in Italia, in Francia, in Svizzera, in Medio Oriente, in Asia – dentro una grotta, nascosti in baracche fatiscenti, in eremi sperduti nella natura o semplicemente al riparo dai frastuoni della “civiltà del rumore”. e dopo averli scovati li ha invitati, e talvolta forzati con insistenza, a “raccontarsi”.
Le parole e le storie di questi personaggi – alcuni noti e altri sconosciuti, alcuni credenti e altri in ricerca – svelano preziose verità per chi vive immerso nel caos della vita quotidiana: la necessità di staccare ogni tanto da un vorticoso attivismo per ritrovare il senso del nostro agire; il valore della meditazione come disciplina di spiritualità laica; il bisogno di spazi per la “coltivazione di sé”, il riposo e la rigenerazione mentale; la necessità di un sano distacco dal potere, dai beni e dalle comodità per risvegliare coscienze intorpidite incapaci di produrre il bene, di cercare la giustizia, di generare bellezza.
Francesco Antonioli
È giornalista de “Il Sole 24 Ore”. Si occupa di economia del territorio, ma da tempo esplora i temi legati alla fede, al dialogo tra credenti e laici, al confronto tra le religioni.
Per Piemme ha curato La Bibbia dei non credenti (2002), C’è posta per Dio (2005), L’oppio dei popoli (2009), e ha scritto il racconto La cena dei potenti. Quando Jahvè, Dio e Allah si incontrarono (2006).