L’opera d’arte
deve essere coerente con la liturgia
per partecipare alla concelebrazione
della terra e del cielo,
degli uomini e delle creature tutte.
“Se tutte le creature sono convocate nella liturgia cristiana, se l’assemblea si fa ‘voce di ogni creatura’, anche le arti che sono espressione della creatività dell’uomo devono essere presenti con le loro forze, la loro performance, la loro bellezza. Ma la bellezza è veramente tale se è a servizio della liturgia per rivelare anch’essa, con ciò che essa è, il mistero di Dio. La liturgia ha bisogno dell’arte perché ha bisogno che in essa sia coinvolto tutto l’uomo, anche l’uomo che crea, che trasfigura, che esprime” (Enzo Bianchi).
Dal concilio Vaticano II la chiesa ha riaperto il dialogo con l’arte e pone oggi agli artisti l’esigenza di lavorare in conformità alla liturgia, ma al contempo essa stessa deve lasciarsi porre delle esigenze da loro. Completata la pluriennale riflessione circa i principali elementi dello spazio liturgico, l’VIII Convegno liturgico internazionale di Bose, di cui questo volume raccoglie i contributi, ha affrontato il rapporto tra liturgia e arte alla luce della sfida della contemporaneità, riflettendo in che modo sia necessario superare la separazione “tra tempio e museo”.
“Questa Preghiera dei giorni, pur nutrendosi del ricco patrimonio di fede e di preghiera comune alle chiese di oriente e di occidente, si colloca all’interno della grande tradizione liturgica latina, con un particolare riferimento alla liturgia delle Ore monastica, e di questa liturgia conserva la struttura, attingendo per l’eucologia alle sante Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento e alle diverse liturgie cristiane.”
(dalla Prefazione di
Enzo Bianchi, Priore di Bose)
In questo libro è contenuta, nella prima parte, la preghiera per ogni giorno dell’anno liturgico, suddivisa nei tempi di Avvento, Natale, Quaresima, Settimana santa, Tempo di Pasqua e Tempo ordinario. Seguono le Feste e solennità del Signore, le Celebrazioni dei santi, Liturgie per circostanze particolari e il Lezionario.
Nella seconda parte del libro un lavoro di traduzione, scelta e interpretazione e una sperimentazione nel canto liturgico durati anni, hanno condotto a una nuova traduzione dei Salmi e di novanta Cantici biblici (50 dell’AT e 40 del NT) in uso presso il Monastero di Bose.
64 tavole a colori
L'assemblea celebrante genera lo spazio liturgico, plasma l'architettura della chiesa, perchè essa stessa è generata dalla parola di Dio. Dio, attraverso la sua Parola, costituisce un popolo in asssemblea santa. Ma c'è anche un rapporto diretto tra lo sapzio architettonico, la disposizione delle pietre, la collocazione degli elementi, la realizzazione degli spazi e l'edificazione della comunità cristiana che esprime una determinata idea di chiesa.
Enzo Bianchi
La scelta dell'assemblea santa come tema del VI Convegno liturgico internazionale di Bose rappresenta il punto diarrivo della riflessione condotta nei convegni precedenti, Il presente volume raccoglie i contributi di teologi, liturgisti, storici e architetti che hanno articolato la tematica del'assemblea a partire da una lettura delle diverse forme che essa ha assunto nei secoli, prendendo poi in esame la categoria di presenza riferita ai modi in cui Dio si è fatto presente nella storia di salvezza riflettendo infine sulla presidenza che l'assemblea santa richiede.
Un’opera di completezza e organicità uniche
per conoscere la vita monastica
e le esigenze dell’Evangelo.
“Chi è il monaco e qual è la sua opera?”: da questa domanda, che i monaci di ogni tempo ripetono ai loro “anziani”, prende le mosse e si sviluppa l’itinerario proposto in questo libro, che intende presentare in modo sinfonico la grande tradizione dei padri monastici del primo millennio cristiano. Il monaco emerge da questi testi come una bizzarra esistenza tutta tesa a rifarsi una bellezza perduta; è l’uomo dei grandi desideri, un amante della libertà, un cercatore della verità più profonda, un mendicante di Dio sulle strade del mondo, nel deserto, nel chiuso di una cella o in mezzo a una comunità numerosa. Agli occhi del mondo la sua vita è inutile; eppure di lui, profeta silenzioso, il mondo e la chiesa hanno bisogno per sentirsi contestati nelle proprie pretese di autosufficienza, per poter respirare a pieni polmoni e levare sempre di nuovo gli occhi verso il “Sole che spunta dall’alto”.
“L’itinerario monastico di ricerca dell’unità in se stesso, con gli altri e con Dio è qui ripercorso passo a passo, dal discernimento della vocazione fino al passaggio dalla morte alla Vita. E in questo cammino il lettore – che non è necessariamente monaco, ma che nella vita monastica pensa di poter trovare lezione e consolazione – è accompagnato da una schiera di fratelli e sorelle che lo hanno preceduto: non solo gli autori dei testi qui raccolti, ma anche tutti quei monaci, sovente anonimi, che di quei testi sono gli autentici protagonisti” (dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi).
Contiene 64 tavole a colori
La riflessione sul battistero indica che noi non siamo chiamati a creare oggi dal nulla la grammatica e la sintassi proprie dello spazio liturgico cristiano. Siamo invece chiamati a ereditarle con gratitudine, a comprenderle con intelligenza e a custodirle con fedeltà creativa, al fine di adattarle con sapienza e discernimento alle esigenze del nostro tempo (Enzo Bianchi).
Il presente volume mette a disposizione di un più ampio pubblico la riflessione condotta nell’ambito del V Convegno liturgico internazionale di Bose. Dopo aver affrontato l’altare, l’ambone e l’orientamento dello spazio liturgico, la ricerca sul rapporto liturgia e architettura prosegue mettendo a tema il battistero, inteso non solo come luogo dell’immersione battesimale ma come primo e originario spazio sacramentalmente ed ecclesialmente istituito, che per la sua singolare collocazione è rivolto al contempo all’interno e all’esterno della chiesa.
Omelie pasquali inedite
O Pasqua divina!
Per te è stata annientata la tenebrosa morte
e su tutte le cose si è dispiegata la vita.
Per te sono state aperte le porte dei cieli,
Dio si è mostrato come uomo
e l’uomo è asceso quale Dio.
Per te sono state infrante le porte degli inferi
e i catenacci d’acciaio sono stati spezzati.
Le dodici brevi omelie qui raccolte sono antichi testi pasquali che la chiesa ha composto in un periodo compreso tra la fine del ii e il vi secolo. In essi risaltano la vastità di pensiero teologico, la radicalità di fede e la profondità di lettura biblica ai diversi livelli messi in opera dalla chiesa antica intorno al mistero pasquale. La lettura di queste omelie diventa oggi occasione per gettare nuova luce sulla comprensione che la chiesa antica aveva della Pasqua e sulla cura con la quale ne aveva studiato ogni aspetto, giungendo a un’amplissima intelligenza di un mistero che ingloba tempo, spazio, storia, vita e morte, per ricapitolare tutto in Cristo.
“L’attuale celebrazione versus populum della liturgia romana non è migliore o più corretta rispetto alla comune direzione del presbitero e dei fedeli nella celebrazione eucaristica, ma solo più adatta e coerente all’oggi della fede vissuto dai credenti. Occorre invece riconoscere con lucidità e coraggio che ciascuna delle due posizioni che l’attuale dibattito sull’orientamento ingenuamente oppone è da se stessa insufficiente per rendere conto della totalità del mistero celebrato. Nessuna forma rituale potrà esaurire in sé tutta la ricchezza del mistero di Dio” (Enzo Bianchi).
Questo volume contiene le riflessioni dei principali protagonisti dell’attuale dibattito sull’orientamento della preghiera liturgica tenute in occasione del IV Convegno liturgico internazionale di Bose. Il confronto e il dialogo tra le diverse posizioni permettono di rileggere dal punto di vista storico, teologico e liturgico la problematica dell’orientamento, indicandone la portata ecclesiologica e le implicazioni con la teologia eucaristica e la teologia del ministero ordinato. Si raggiunge così la questione cruciale dell’ermeneutica, della recezione e dell’applicazione della riforma liturgica conciliare.
˛ˇ D u r a n t e i l v i i s e c o l o d e l l a n o s t r a e r a u n a n u o v a e n t i t ‡ p o l i t i c a e r e l i g i o s a , l I s l a m , s i a f f a c c i a s u l l a s c e n a d e l M e d i o o r i e n t e , c u l l a d e l l a f e d e c r i s t i a n a . N e l l a c a p i t a l e o m a y y a d e d i D a m a s c o , q u i n d i o r m a i a l d i f u o r i d e i c o n f i n i d e l l i m p e r o c r i s t i a n o , n a s c e G i o v a n n i D a m a s c e n o , n o t o a n c h e c o m e I b n M a n c ˚ r , u n g r e c o i n u n c o n t e s t o a r a b o , o u n a r a b o d i c u l t u r a g r e c a , p r i m a f u n z i o n a r i o a l l a c o r t e c a l i f f a l e e p o i m o n a c o n e l m o n a s t e r o d i S a n S a b a i n P a l e s t i n a . N e l l a c r i s i d e l s u o t e m p o , e d i f r o n t e a l l a l t r o c h e e m e r g e , G i o v a n n i e l a b o r a u n a s i n t e s i d i t e o l o g i a o r t o d o s s a t r a l e p i ˘ e f f i c a c i , c a n t a l a s u a f e d e c o m p o n e n d o u n r i c c o r e p e r t o r i o i n n o g r a f i c o , d i f e n d e l a l e g i t t i m i t ‡ d e l l e i c o n e . T u t t o q u e s t o p e r Ú s e n z a e s i m e r s i d a l c o n f r o n t o c o n q u e l n u o v o , l I s l a m , c h e e g l i t e n t a d i c o m p r e n d e r e . A l u i e a l l a s u a e p o c a c o s Ï c r u c i a l e e , p e r m o l t i v e r s i , a n c o r a c o s Ï a t t u a l e , Ë s t a t a d e d i c a t a l a s e s s i o n e b i z a n t i n a d e l X I I I C o n v e g n o e c u m e n i c o i n t e r n a z i o n a l e d i B o s e d i c u i p r e s e n t i a m o q u i g l i a t t i .
I testi più belli della spiritualità cristiana
Il fine della vita cristiana, in qualunque stato sia vissuta, è la deificazione, il pieno compimento dell’immagine-somiglianza con Dio che è stata posta nell’uomo con la creazione. La Filocalia – termine greco che letteralmente significa “amore per ciò che è bello”, e quindi in senso più specifico indica l’amore per Dio e per tutto ciò che a lui conduce – vuole proporre a tutti i cristiani quella ricerca spirituale che al tempo della sua prima edizione (nell’ultimo quarto del xviii secolo) era confinata nei monasteri: non esistono, infatti, due spiritualità distinte per monaci e per laici. In oltre mille pagine sono raccolti testi di poco più di una trentina di autori dal iv al xv secolo disposti in ordine cronologico, che trattano della preghiera del cuore e della lotta spirituale nel solco della tradizione esicasta. Ottenne il massimo apprezzamento in occidente nella seconda metà del secolo scorso, anche grazie al successo editoriale dei Racconti di un pellegrino russo.
Nicodemo († 1809), monaco del Monte Athos, e Macario († 1805), arcivescovo di Corinto, perseguirono il loro ideale di ritorno a una vita spirituale più autentica intraprendendo un lavoro di riscoperta e divulgazione delle fonti patristiche. In un tempo di grandi controversie e in un mondo che sentiva l’urgenza del rinnovamento spirituale e intellettuale, Nicodemo e Macario curarono l’edizione della Filocalia, un’antologia di testi ascetici e spirituali provenienti da differenti aree geografiche oltre che da varie chiese: un’opera che espone l’arte della preghiera sinfonizzando voci diverse, ma sempre basandosi sulla tradizione dei padri. La presente scelta suddivisa per tematiche intende offrire ai cristiani del nostro tempo i tesori della tradizione spirituale orientale, nella convinzione che gli strumenti della lotta interiore si ripropongono a ogni fase dell’avventura cristiana e che sempre risuona l’invito alla conversione, per ricordarci che l’essenziale è lasciare che il Signore faccia di noi un evangelo vivente.
“L’ambone, luogo della lettura delle Scritture, appartiene in modo privilegiato alla rivelazione giudeo-cristiana: a differenza dell’altare, esso non ha alcun debito da riconoscere alle religioni. Il cristianesimo e la sua liturgia custodiscono in sé, fin dalla loro origine, questo radicale rapporto con la parola di Dio: l’eucaristia dei cristiani è da sempre stata costitutivamente formata da due elementi fondamentali, la lettura delle Scritture e l’azione di grazie sui doni. Non vi è mai stata tavola del pane e del vino senza la tavola della Parola” (Enzo Bianchi).
Dopo secoli di oblio, il ritorno dell’ambone all’interno dello spazio liturgico corrisponde alla “riscoperta”, avvenuta con il concilio Vaticano II, del posto occupato della parola di Dio nella vita della chiesa. Il presente volume raccoglie le riflessioni di teologi, liturgisti, storici dell’arte e architetti sul significato, la funzione e la concreta realizzazione dell’ambone, presentate nel III Convegno liturgico internazionale di Bose, promosso dal Monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei.
Una tradizione cristiana e monastica millenaria, custodita da una penisola del mar Egeo: questo è innanzitutto la santa montagna dell’Athos, ancor oggi sinonimo di vita spirituale e di ricerca di santità. Da quando vi si ritirarono i primi cercatori di Dio, nella solitudine, seguiti dal fondatore del primo cenobio, Atanasio della Grande Lavra, questo lembo di terra ha continuato ad attirare cristiani provenienti dalle regioni più lontane, divenendo luogo di incontro di tradizioni diverse e testimone dell’essenziale che tutti accomuna: la ricerca del volto di Dio. Cristiani provenienti dai paesi tradizionalmente ortodossi, come georgiani, serbi, bulgari, romeni e russi si sono uniti ai monaci greci e hanno trovato sulla santa montagna un luogo comune in cui innalzare a Dio un’unica, polifonica preghiera. E a questo coro hanno voluto unirsi anche i latini che, per almeno tre secoli, hanno contribuito a questa multiforme bellezza. Il XII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo gli atti ha voluto, a circa mille anni dalla morte di Atanasio, rimeditare la ricca tradizione athonita, per riascoltarne il messaggio sempre attuale.
L’altare è anzitutto “mistero di presenza”:
presenza di Dio in mezzo al suo popolo
presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio
“Interrogarsi sul senso e il valore dell’altare significa anzitutto intelligere, leggere in profondità ciò che uno dei simboli maggiori della nostra fede esprime. Per questo l’altare è anzitutto “mistero di presenza”: della simultanea presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio. Ma anche “opera dell’arte”; non opera d’arte, ovvero opera asservita all’espressione artistica, ma dell’arte, opera dove l’arte si pone a servizio e nella sua forma più alta si fa serva dell’opera” (Enzo Bianchi).
Primo atto di una serie di pubblicazioni che affronteranno gli elementi principali dello spazio liturgico all’interno del rapporto liturgia, architettura e arte, sono qui raccolte e offerte a un più vasto pubblico le riflessioni sul significato teologico, estetico, poetico e artistico dell’altare cristiano, oggetto del II Convegno liturgico internazionale di Bose, promosso dal Monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei.