La formulazione del tema sviluppato in queste pagine dipende dal testo di Giovanni che propone il dialogo di Gesù con Nicodemo. La necessità di rinascere, in quel caso, è prospettata come la condizione preliminare per poter vedere il regno di Dio. Stando alla lettera di Gv 3, la nuova nascita dallo Spirito appare come univocamente alternativa rispetto alla prima, definitiva come nascita dalla carne, e pertanto connotata in senso negativo.
In realtà, nella precisa prospettiva della fede cristiana è facile prevedere che la nuova nascita, richiesta per vedere il regno di Dio, debba essere concepita in un rapporto non soltanto alternativo rispetto alla prima, piuttosto in un rapporto di ripresa nei confronti di quella.
La seconda nascita deve riprendere la prima e portarne alla luce la verità latente, che è appunto la verità dello Spirito.
Tra le diverse questioni che oggi polarizzano l'attenzione dei filosofi e dei teologi, quella antropologica sembra imporsi sempre di più. A differenza del passato, la nuova "questione antropologica" non si preoccupa tanto di interpretare l'uomo, quanto piuttosto di trasformarlo mediante le più sofisticate tecnologie artificiali. Questi processi di trasformazione fanno leva su una concezione puramente naturalistica e materialistica dell'essere umano che tende a neutralizzare ogni differenza qualitativa tra noi e il resto della natura. Uno sguardo appena più profondo, tuttavia, ci fa toccare con mano che l'uomo è un mistero indeducibile dalla sua natura. Da qui la domanda stringente e drammatica: che cosa è l'uomo qui su questa terra? I saggi di autori vari raccolti in questo volume costituiscono un fecondo tentativo di rispondere a questa domanda, contemplando il mistero dell'uomo nell'orizzonte del mistero di Cristo, tenendo anche insieme in modo esemplare molteplici e complementari prospettive di ricerca (biblica, dogmatica, patristica, antropologica, etica, spirituale). Nella loro pluralità di approccio, questi percorsi convergono unitariamente verso la centralità del mistero del Verbo incarnato. Tale ripensamento del mistero dell'uomo non ci aiuta soltanto a riscoprire le radici della fede cristiana, ma anche a ricomprendere il fulcro della realtà e la vera natura dell'uomo.
Di fronte alla sofferenza dei divorziati risposati, che vivono sulla loro pelle l'esclusione dell'eucarestia, non bastano parole di conforto. Spesso si tratta di persone che hanno alle spalle una forte esperienza di fede, una convinta pratica religiosa, una consapevole testimonianza cristiana nella vita sociale. Avvertono il bisogno di vivere pienamente la celebrazione eucaristica insieme con i fratelli di fede. Ma non possono. Devono rimanere sul fondo della chiesa. Si sentono giudicati, anche dai figli. Siamo ancora lontani da un approccio fraterno, che non generi un discriminazione di fatto. Si fa finta di nulla. Si lascia che ciascuno si arrangi per proprio conto, scaricando le scelte sulla coscienza della persona oppure costringendo a soluzioni di contrabbando (come andare a ricevere l'eucarestia in un luogo dove non si è conosciuti). Le testimonianze riportate nelle pagine di questo libro ne sono la prova. L'esclusione dei divorziati risposati dall'eucarestia si fonda su una interpretazione contrattualistica del matrimonio, poco attenta alla dimensione dell'amore come rapporto interpersonale. Ma l'amore di Cristo non è rivolto proprio alle persone, chiamate a realizzarsi in un rapporto di mutua donazione? È questo l'interrogativo al quale i contributi di questo volume provano a dare risposta, integrando, in modo agile ma qualificato, le acquisizione della ricerca teologica, le esperienze pastorali più innovative, la sperimentazione in ambito ecumenico.