Finalmente il libro di Balducci che manca da più di trent'anni e che in molti hanno invocato e atteso. Al centro il desiderio di rinnovamento che sorgeva nella Chiesa subito dopo la conclusione del concilio Vaticano II (la prima edizione del libro è del 1970). Balducci vede la speranza di una riforma della Chiesa incentrata sul primato della Parola di Dio, nella forte rivalutazione del ruolo del popolo e della Chiesa locale e su un rapporto profondamente rinnovato della Chiesa con il mondo contemporaneo. Possiamo parlare di un "ultimo appello" di Balducci per cambiare la Chiesa cattolica, ritrovandone il vero centro che è l'eucaristia. Seguirà invece una profonda delusione accelerata dalle vicende personali - il processo per apologia di reato per la difesa dell'obiezione di coscienza - che porteranno Balducci verso la "svolta antropologica", caratterizzata da una lettura del Vangelo come annuncio di pace e dall'impegno per gli emarginati e gli ultimi.
Giusto cinquant'anni fa, un giovane irruente e già "eretico" sacerdote fiorentino - padre Ernesto Balducci - raccontava appassionatamente agli studenti universitari di Pisa le cose straordinarie accadute durante i lavori del Concilio Vaticano II: la Chiesa cattolica - convocando a Roma i vescovi di tutto il mondo - aveva riscoperto la sua universalità e aperto le porte alla cultura contemporanea. La Chiesa dei dogmi e della tradizione manifesta per la prima volta, come dice Balducci, "un'imprevedibile simpatia per il mondo". In poche, efficacissime pagine, il teologo toscano racconta in presa diretta la sua esperienza di testimone del Concilio e delle sue novità, sconvolgenti per una Chiesa fondata sull'autorità del papa e sull'obbedienza dei laici muti. "L'esilio romano, sentito dapprima come una sventura, si rivelò una condizione provvidenziale per Ernesto Balducci che ebbe così la possibilità di assistere da vicino alle vicende esaltanti della grande svolta della Chiesa. Ebbe agio di conoscere quasi tutti i teologi da lui amati, da De Lubac a Congar, a Chenu, a Rahner, a Küng. Forte fu anche il rapporto con Paolo VI che lo stimava e che più volte volle parlargli" (dalla prefazione di don Roberto Filippini). Papa Bergoglio ha indetto il Giubileo della Misericordia rievocando le parole di Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Vaticano II: "Ora la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore".
Il volume raccoglie una serie di conversazioni inedite, svolte da Balducci nella seconda metà degli anni Settanta, in un periodo di grande speranza di rinnovamento della scuola italiana grazie alla legislazione dei Decreti Delegati, che sembrarono segnare il definitivo passaggio dalla scuola di élite a quella di massa, con l'istituzione della cosiddetta gestione sociale della scuola di cui Balducci fu un convinto sostenitore. Questi scritti rappresentano anche l'anticipazione di quello che sarà il suo giudizio definitivo sulla figura di don Milani e sulla sua esperienza di Barbiana di cui, già allora, Balducci sottolineava, senza mezzi termini, l'importanza e il profondo significato, in senso profetico pedagogico, della testimonianza di fede condotta da don Milani in modo singolare e irripetibile anche nel versante pedagogico. Questa raccolta, in occasione del quarantennale della sua scomparsa (1967-2007) vuole essere, soprattutto, un'occasione per porre con determinazione all'attenzione dell'opinione pubblica il problema della scuola e dell'educazione oggi. Un problema che l'attuale realtà della globalizzazione e della convivenza interetnica e interculturale pone ormai al centro delle politiche più responsabili che individuano in un nuovo modello culturale la direzione verso quella trasformazione di civiltà in grado di definire un nuovo paradigma identitario di cittadinanza planetaria.