A cinquecento anni dallo svelamento della volai Sistina gli affreschi più celebri di Michelangelo non cessano di stimolare nuove e inedite letture. Secondo un taglio iconografico e iconologico aggiornato all'indagine contestuale, questo volume raccoglie i contributi più significativi degli studiosi che hanno affrontato con tagli diversi e complementari l'interpretazione dei significati del ciclo della Genesi, rivelandone la complessità simbolica e dottrinale, funzionale all'immaginazione creativa di Michelangelo, e il forte impatto comunicativo. I saggi di Antonio Paolucci, Maurizio Calvesi, Silvia Danesi Squarzina, Heinrich Pfeiffer, Thimoty Verdon, Gianluigi Colalucci, Costanza Barbieri, Lucina Vattuone propongono letture fondate sulla cultura agostiniana, sul gioachimismo, sul francescanesimo, sul neoplatonismo e sulla storia delle immagini. Emergono così le profonde radici storico-religiose delle scelte figurative del Buonarroti e dei teologi che lo hanno affiancato. In questa prospettiva, i contenuti giustificano le forme e danno sostanza alle scelte compositive: l'accurata tecnica esecutiva del Giona sopra l'altare, ad esempio, che ha richiesto ben dodici giornate di lavoro, si spiega con la centralità teologica del profeta nell'economia dei significati della Sistina. (Completa il volume un'appendice con i risultati inediti delle indagini diagnostiche non invasive sul "Ritratto di Michelangelo che mostra i suoi disegni" (Amburgo, collezione privata), condotte dalle più importanti istituzioni italiane ed estere (Firenze, Opifìcio delle Pietre Dure e INOA; Università di Perugia, CNR-ISTM e centro SMAART; Università di Anversa, Dipartimento di Chimica). Ne emergono dati spettacolari che gettano luce non solo sul nodo del problema attributivo, ma rivelano, negli strati pittorici soggiacenti al ritratto, la presenza di un dipinto di Andrea del Sarto raffigurante una Madonna con Bambino e San Giovannino, che i documenti associano inequivocabilmente al committente Pierfrancesco Borgherini, ad Andrea del Sarto, a Michelangelo e a Sebastiano del Piombo.
Chi ha familiarità con qualche commento sul Cantico dei Cantici, coglierà la novità interpretativa di questo Autore: il suo approccio, al di là di luoghi comuni ormai logori, è veramente innovativo; frutto di anni di insegnamento e di ricerca. Testimonianza di questa originalità è la traduzione, fedele al testo e scritta con sensibilità poetica, che ai lettori potrà riservare non poche sorprese. Secondo G. Barbiero, il Cantico dei Cantici non è solo una raccolta di poesie d'amore, ma un poema unitario, con una struttura definita e con un programma teologico ben preciso. Esso si colloca nell'epoca tolemaica (seconda metà del secolo III a.C.) ed è, al pari di Qohelet, una risposta della comunità giudaica di Gerusalemme agli stimoli culturali della civiltà greca circostante, di cui assimila certi valori, ma da cui sa anche prendere le distanze. Il messaggio teologico del libro è ricercato attraverso lo studio delle metafore, la cui comprensione è facilitata da una ricca raccolta di illustrazioni (oltre un centinaio), tratte da reperti archeologici coevi. Oltre che con il mondo circostante, il Cantico dialoga con la tradizione di Israele codificata nel Primo Testamento: anche qui il Cantico, pur esaltando il valore della propria cultura, sa porsi in atteggiamento critico, talora anche fortemente polemico, con essa. Il confronto puntuale con i testi biblici si rivela strada maestra per cogliere la dimensione teologica, attualissima, del libro. L'opera è arricchita dalle illustrazioni studiate da Othmar Keel.