Il diario spirituale di Divo Barsotti da settembre 1941 a gennaio 1942.
«Una lotta. Un dramma. Una instancabile e appassionata ricerca di Dio. È questo ciò che emerge dalla lettura de La lotta con l’angelo, il primo diario di Divo Barsotti pubblicato anonimo nell’ormai lontano 1954. Chi conosce la Bibbia avrà già riconosciuto nel titolo un evidente rimando all’episodio narrato in Gn 32,23-33, in cui l’autore sacro racconta la lotta di Giacobbe con Dio presso il torrente Iabbok» (dalla “Prefazione” di Stefano Albertazzi).
Destinatari
Religiosi.
Autore
Divo Barsotti (Palaia/Pisa,1914 - Firenze,2006), pochi anni dopo l’ordinazione sacerdotale, per interessamento di Giorgio La Pira si trasferì a Firenze, dove iniziò la sua attività di predicatore e scrittore. Ai nostri giorni è unanimemente riconosciuto come mistico e come uno degli scrittori di spiritualità più importanti del secolo appena trascorso. Tra i suoi testi più importanti: Il Mistero cristiano nell’Anno liturgico, Il Signore è uno, Meditazione sull’Esodo, La teologia spirituale di san Giovanni della Croce, Meditazione sull’Apocalisse, La fuga immobile. Ha fondato la “Comunità dei figli di Dio”, famiglia religiosa di monaci, che vivono in case di vita comune, suore e laici consacrati che vivono nel mondo. Vicino alla sensibilità del cristianesimo orientale ha anche il merito di aver fatto conoscere in Italia figure di santi della Russia quali Sergio di Radonez, Serafino di Sarov, Silvano di Monte Athos, con il suo lavoro Cristianesimo russo. Ha insegnato teologia per più di trent’anni presso la Facoltà teologica di Firenze e vinto diversi premi letterari come scrittore religioso.
Due brevi formidabili meditazioni che mettono in luce gli aspetti fondamentali del Cristianesimo che abbraccia tutti gli uomini, tutti i valori umani, ma anche tutti i tempi.
Nella prima meditazione viene messo in evidenza come ogni atto sia sacro e come il cristiano debba riscoprire la sacralità di ogni suo gesto e di tutte le cose che lo circondano; allora tutta la sua vita diventerà un culto a Dio.
Nella seconda meditazione, partendo dalla parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13), si dimostra come non ci sia distinzione tra le dieci vergini: «tutte» si assopirono. Silenzio di Dio, notte, solitudine. Le vergini sono sole e il buio e il silenzio le circondano. È lo stato dell'anima che ha risposto a Dio, perché se si risponde sul serio a Dio si spezzano tutti i legami. Vergini sagge e vergini stolte sono ugualmente nella solitudine, nel silenzio, nella notte. Devi dare tutto e non ricevere nulla. Ti sembra di avere impegnato tutta la vita e che a nessuno importi del tuo dono.
È terribile questa condizione, ma è questo il vero amore. È segno che Dio ti ama, perché l’amore dona ed esige. Vuole tutto quel che sei. E tu come otterrai il suo dono se non resti desto ad aspettarlo, malgrado il buio e la solitudine? Devi avere la certezza che verrà, perché ti ha chiamato e deve tornare.
Primato di Dio e primato dell'esercizio delle virtù teologali: ecco, in estrema sintesi, il contenuto di queste pagine nelle quali don Divo Barsotti, seguendo il suo istinto spirituale, ha inquadrato ogni aspetto della vita umana, gettando una luce che ci permette di diventare più coscienti che l'esistenza, per essere autentica e dare un frutto che non si corrompe e non marcisce, deve essere una vita religiosa.
Don Divo lo chiamava "il Sermone della Montagna". Quante volte lo ha commentato nella sua predicazione! Da esso ne trasse persino dei versetti la ripetizione delle otto Beatitudini - che proclamò sotto forma di preghiera per tutta la vita, tutti i santi giorni che Dio mandava sulla terra, appena alzato al mattino presto. E quando diede vita ad un movimento di persone che seguivano la sua spiritualità, la Comunità dei figli di Dio, don Divo istituì come motto della Comunità una frase tratta dal Sermone della Montagna: "Ut sitis filii Patris vestri": "affinché siate figli del Padre vostro celeste" (Mt 5,45). D'altro canto, anche il nome stesso della sua Comunità, questo essere "figli di Dio", non è forse il filo conduttore di tutto il Discorso della Montagna?Il tema è di una importanza capitale, decisiva, nel cristianesimo di sempre. Infatti, se non sappiamo di essere figli, saremo sempre degli orfani che vagano nel mondo senza sapere bene perché siamo qui e che cosa dobbiamo fare. Mentre, se saremo veramente figli e realizzeremo la nostra adozione filiale, saremo sempre in faccia al Padre, umili e semplici. Potremo forse anche essere perseguitati ("beati voi quando vi perseguiteranno"), ma saremo sempre vivi e figli. Potremo essere anche uccisi, ma saremo sempre vivi e figli.