Enzo Bianchi non concede nulla al rumore delle mode o ai rituali della comunicazione mediatica, che, negli ultimi anni, hanno fagocitato anche i più diversi temi della fede impoverendoli o svuotandoli. Sceglie il terreno più difficile da calcare, ma anche quello di più vitale importanza per la storia e per la fede. Si rimette dunque sulle vie della Palestina dell’epoca di Gesù, ripercorre le rive del Giordano e del Mar Morto, scava i diversi strati della composita religiosità del tempo, accogliendo l’ipotesi di un Gesù vicino, come d’altra parte lo era Giovanni Battista, al movimento essenico e alla comunità di Qumran.
I “delitti” compiuti da Gesù, le azioni “blasfeme” in cui si compendiano la sua vita e il suo insegnamento sono tutti gesti e parole di libertà e di misericordia. Ma Gesù ferisce il corpo della tradizione e la struttura del potere religioso, colpisce il suo cuore recidendo il sistema di connessioni attraverso cui esso si riproduce: la Legge, il legame con la Terra e quello con la Famiglia, il Tempio. Questi sono gli elementi che sostengono la tradizione, e qui, su queste pietre, batte la parola di Gesù, qui passa il vento impetuoso della sua proposta di libertà, che spezza questi legami liberando lo Spirito rimastovi imprigionato. Per questa libertà Gesù viene condannato e messo a morte. Una libertà che le fedi, impigliate nella trama vischiosa della storia, non sempre sono state capaci di sostenere. Una libertà che sempre spaventa, con la sua sfida, l’ordine chiuso dei poteri costituiti.
COMMENTO: Per la Pasqua 2010 un limpido e chiaro dialogo sul mistero della Resurrezione.
ENZO BIANCHI è priore della Comunità Monastica di Bose. Per la Morcelliana ha pubblicato: Quale fede (20022); I paradossi della Croce (20012); La vita altrimenti. Pensieri sul monachesimo (2006); Immagini del Dio vivente (2008).
DESCRIZIONE: Parlare oggi di icone non è pura questione archeologica. È, piuttosto, un modo di riflettere sul nostro rapporto con la dimensione dell’invisibile, sulla sua rappresentabilità, sulla nostra modalità di metterci in relazione con ciò che alcuni chiamano Dio e per altri è l’insondabile segreto della vita umana.
Enzo Bianchi di questi solchi è grande conoscitore, perché non si limita al sapere accumulato dello studioso. Ma li percorre, li osserva da vicino, li tocca, li attraversa. Da monaco, sa che la vita trova la sua ragione e il suo respiro non nella bellezza del puro estetismo, ma nell’armonia che viene dalla disciplina, nell’esattezza del fare, nell’audacia del creare. Ma da uomo che scruta nei cuori, conosce anche le ferite che la bellezza sopporta: le lacerazioni, le dispersioni, le disperazioni. È dalla fusione di questi elementi che nasce davvero la conoscenza delle vite umane, e delle loro opere.
Gabriella Caramore
COMMENTO: Una riflessione sul significato delle icone e del loro rappresentare Dio. Il libro contiene 16 immagini a colori.
In questo volume Enzo Bianchi ha accettato di raccontare e meditare sulla sua esperienza, su quella della vita in comune con i suoi fratelli e sorelle, sulla speranza che ripone nel fenomeno monastico. Ne parla non solo con la parresìa che è uno dei “compiti” più belli e più fruttuosi cui è tenuto il monaco, ma anche con la profonda capacità di sguardo e con l’intensa partecipazione alla vicenda umana che gli sono propri. Il percorso è quello che si muove tra la ricerca di un luogo separato e la comunione con il mondo; tra la sottomissione reciproca e la libertà che viene dall’ascolto della Parola di Dio; tra la solitudine e il riparo che sono necessari a una crescita anche nello spirito e il vivere insieme nella comunità; tra la fatica del lavoro con cui procurarsi da vivere e il ritmo quotidiano dello studio e delle preghiere; tra le tentazioni che inevitabilmente bussano alla soglia di ogni cella come alla soglia di ogni esistenza umana e la profezia, compito che nessuna vita “religiosa” può trascurare o dimenticare.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)