Il pellegrinaggio cristiano è strumento e metafora di quel “viaggio” che il cristiano, costitutivamente “straniero e pellegrino” sulla terra, compie verso il regno di Dio, la patria del cielo, al seguito di Gesù Cristo che lo precede e, nella forza dello Spirito santo, lo ispira e lo sostiene.
Pubblichiamo qui la conferenza di Enzo Bianchi tenuta ad Assisi il 15 settembre 2017 in occasione della manifestazione culturale Cammino. Dialogo tra credenti e non credenti, organizzata e promossa dal Cortile di Francesco.
L'umano è un essere che interroga e si interroga, quindi cerca una risposta: ma le domande sono molto più decisive delle possibili risposte. Di fronte alle domande la nostra volontà può decidere per il bene o il male, può discernere e scegliere se impegnarsi in una risposta o lasciar cadere. Il nostro cammino di umanizzazione dipende da questo personale discernimento, dal nostro impegno nel vivere in una logica di bene comune. Le domande che abitano in noi determinano quindi la qualità della nostra vita e della nostra convivenza.
Il cibo è al cuore della vita secondo lo Spirito. Non è possibile vita spirituale senza consapevolezza del cibo, senza attenzione al cibo, senza che si accenda l'arte del mangiare, senza un'esperienza di condivisione e di comunione intorno alla tavola.
Un lavoro di traduzione, scelta e interpretazione e una sperimentazione nel canto liturgico durati anni hanno condotto a una nuova traduzione dei Salmi e di ottanta Cantici biblici (40 dell'A.T. e 40 del N.T.) in uso presso il Monastero di Bose. Il ricco antifonario prevede una scelta di versetti biblici da usare come antifone e come approfondimento del significato cristologico del testo: si tratta dei passi più significativi delle varie versioni antiche del Salterio quella greca dei LXX, la Syriaca, il Targum, la Vulgata e delle citazioni, allusioni e riferimenti contenuti nel Nuovo Testamento.
Educare alla fede è per la chiesa, per ogni cristiano, il compito primario; ma nel tentativo di riuscirvi è possibile imboccare molte strade, alcune decisamente sbagliate, altre poco efficaci. Tutto dipende in verità dalla capacità di assumere la stessa pedagogia vissuta da Gesù nell'incontrare gli uomini e le donne. Gesù è stato e resta un pedagogo, un iniziatore alla fede. Occorre che i cristiani guardino a lui non solo come modello di vita ma anche come educatore alla fede, nella convinzione che c'è in Gesù un'arte nell'incontrare l'altro, nel comunicare con l'altro, nel tessere con l'altro una relazione: l'arte di un educatore alla fede.
"Ciò che nella fede ebraica e cristiana è fondamentale e originario, non è il parlare di Dio o il parlare a Dio da parte dell'uomo, ma il parlare di Dio all'uomo. Il Dio che parla è il Dio che crea l'alterità, che suscita la storia, che cerca relazione. È il Dio che si rivela, cioè che non si trova al termine della ricerca dell'uomo e che non coincide con il suo desiderio di trascendere se stesso, ma è presenza che, con iniziativa sovrana e non condizionata, si dona. Dunque, la parola dell'uomo a Dio è seconda rispetto alla parola di Dio, è una risposta. Ma è necessaria". In questo fascicolo è pubblicata la relazione tenuta a Barcellona il 13 dicembre 2007 in occasione del Congresso teologico internazionale organizzato dalla Facoltà teologica di Catalogna.