Papa Francesco ha scelto come tema per il prossimo Sinodo ordinario dei vescovi il discernimento, indicandolo come operazione urgente nella vita della chiesa e soprattutto nel processo vocazionale.
Ma quali criteri guidano il discernimento spirituale? Come possiamo esercitare il discernimento a livello personale e comunitario? La capacità di discernimento, di scelta, è propria di ogni uomo, ma il discernimento spirituale è un’operazione che ha come protagonista lo Spirito; è un dono dello Spirito di Dio che si unisce al nostro spirito, e come tale va desiderato e invocato dal cristiano.
1. Introduzione
2. Il discernimento negli scritti dell’Antico Testamento. Le due vie. La profezia
3. “Donami un cuore che ascolta”. I libri storici e sapienziali.
Il discernimento nei vangeli. Discernere i segni dei tempi: Lc 12,54-57
4. Il discernimento comunitario negli Atti degli apostoli
5. Il discernimento comunitario negli scritti paolini
6. Il discernimento, dono dello Spirito santo. Discernere Cristo
7. L’esercizio del discernimento. I sensi implicati nel discernimento.
Il primato della Parola. I frutti del discernimento
8. La coscienza. Il discernimento nell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”
Il Padre nostro è la preghiera che Gesù consegna ai suoi discepoli, il modello di ogni preghiera cristiana.
Attraverso la domanda: “Venga il tuo Regno” (Mt 6,10), chiediamo che il regno di Dio si manifesti e raggiunga il suo compimento; la sua signoria nelle nostre vite è azione di salvezza e di liberazione dalla schiavitù degli idoli falsi. Il regno di Dio è già presente nella nostra storia, ma in modo ancora incompiuto, come un seme. C’è spazio per la domanda e il desiderio: che il Signore faccia nuove tutte le cose (Ap 21,5). Il cristiano, come pellegrino in cammino verso un cielo nuovo e una terra nuova, coltiva in sé questo desiderio del Regno: è dono che investe la nostra responsabilità di accoglierlo nella vita quotidiana.
Il cristianesimo non è innanzitutto dottrina, morale, esecuzione di riti, ma incontro con la persona concreta e reale che è stato l’uomo Gesù Cristo, incontro che riempie di gioia il cuore e la vita del discepolo. Nell’Evangelii gaudium, “La gioia del Vangelo”, papa Francesco auspica per la chiesa una “conversione pastorale” che significa: “uscire”, per andare verso gli altri, raggiungerli là dove sono, senza giudicare le loro qualità di fede o morali; non voler stare al centro o al di sopra degli altri, ma chinarsi umilmente ai loro piedi per lavarli, averne cura, servirli.
Il documento mette a fuoco il cammino che la comunità cristiana deve fare per incontrare con coraggio la società di oggi, e ha chiaramente i tratti di una provocazione: vuole scuotere e generare un mutamento del vivere della chiesa e dei cristiani in mezzo all’umanità.
Enzo Bianchi riflette sull’incontro di Gesù con la donna samaritana, raccontato nel vangelo di Giovanni (4,5-42), in cui Egli si presenta come “quell’acqua” capace di dissetare la sete di eterno presente in noi e soprattutto le cambia la vita, facendola diventare testimone della sua missione tra i Samaritani.
Il primo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Le meditazioni di Enzo Bianchi sulla crocifissione – dove Gesù, oltre a promettere il paradiso al buon ladrone, pronuncia le famose “sette parole” che nella storia della pietà cristiana daranno origine al pio esercizio di meditazione – sulla Domenica delle Palme e sul Venerdì Santo.
Il secondo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Enzo Bianchi medita sull’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus – narrato dall’evangelista Luca (24,13-35) – in cui il Signore, durante la cosiddetta “liturgia di Emmaus”, spiega ai due il senso vero delle Scritture e si fa riconoscere al momento dello spezzare il pane.
Il terzo e ultimo volume del percorso di preparazione alla Pasqua guidato dal fondatore della Comunità di Bose, uno degli autori di spiritualità più letti al mondo.
Nel praticare l'ospitalità si fa opera di umanizzazione, si realizza la propria umanità accogliendo l'umanità dell'altro. Considerarsi ospiti dell'umano che è in noi, ospiti e non padroni, può aiutarci ad avere cura dell'umano che è in noi e negli altri, a uscire dalla perversa indifferenza e dal rifiuto della compassione. Ospitare è uscire dalla logica dell'inimicizia, è fare del potenziale nemico, un ospite. L'altro, il vero altro, non è colui che scegliamo di invitare in casa nostra, bensì colui che emerge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi portato semplicemente dall'accadere degli eventi e dalla trama intessuta del nostro vivere.
All'inizio della notte da sempre i cristiani innalzano lodi al Signore e intercedono per tutta l'umanità di cui vogliono essere voce. È nel buio di quest'ora che, a partire dalla Regola di Benedetto, sono state pronunciate le parole indirizzate da un priore ai suoi fratelli e alle sue sorelle, e qui radunate in un'unica raccolta inedita. Parole sapienti, che appartengono alla tradizione e nel vangelo cercano luce; parole per questo capaci di illuminare il viaggio interiore di chiunque sia alla ricerca di un senso, di un "oriente" per la propria vita.
Questo volume, coraggioso e provocatorio allo stesso tempo, parte da un dato di fatto: oggi la liturgia è in stato di sofferenza. Dopo l'entusiasmo suscitato dal rinnovamento liturgico conciliare, in questi ultimi anni la liturgia sembra essere lentamente scivolata ai margini degli interessi principali della Chiesa. Il suo ruolo nell'educazione della fede è del tutto irrilevante. In una stagione ecclesiale fortemente caratterizzata dalla volontà di papa Francesco di rinnovare a fondo la Chiesa, si vive un assurdo paradosso: una Chiesa in uscita e una liturgia in ritirata. Ma, notano Enzo Bianchi e Goffredo Boselli, non è possibile pensare a un rinnovamento della Chiesa senza che vi sia al contempo un rinnovamento della vita liturgica. La liturgia è intrinseca alla vita di fede. La Chiesa evangelizza come celebra. Per questo, la vita di fede non può dirsi pienamente cristiana se non è plasmata dalla preghiera della Chiesa. Da qui la necessità di rimettere al centro delle nostre comunità e dell'evangelizzazione la liturgia, perché non c'è cristianesimo senza liturgia e non c'è Chiesa senza liturgia.
Nessuna povertà ci è estranea. Nasciamo nella nudità, viviamo nella precarietà, moriamo nella solitudine. L’uomo è radicalmente povero, sempre bisognoso dell’altro.
I testi dell’Antico Testamento dipingono il povero con i volti degli orfani e delle vedove, degli stranieri, degli schiavi e dei malati. Figure diverse, ma tutte accomunate dalla consapevolezza di un bisogno che solo Dio può colmare. Sono questi poveri a insegnare a Israele ad attendere il Messia, il re giusto e liberatore. Ma la Bibbia rivela anche un Dio che è dalla parte dei poveri, che ascolta il loro grido anche quando non ha voce, e che li ama più di ogni altro. È questo stesso Dio che in Gesù si fa povero, fino ad assumere la condizione di schiavo. Gesù ha incontrato i poveri e si è messo alla scuola del loro magistero di umanità. A noi è chiesto di seguirne le tracce, perché la comunione è il cuore del cristianesimo.