Il coronavirus ha smascherato tutta la fragilità del modello di società, economia, politica che sembrava dominare incontrastato il mondo. Al di là delle considerazioni strettamente mediche, tutti ci siamo chiesti: come è potuto accadere? Cosa abbiamo fatto per metterci nelle condizioni di terribile vulnerabilità in cui ci siamo trovati? E da quali basi si può ripartire? Francesco Borgonovo, caporedattore de "La verità" e volto noto in televisione, affronta questi temi epocali senza paura di volare alto, ma anche con il piglio polemico di chi denuncia da anni gli errori dei modelli culturali dominanti. In un percorso affascinante, che si snoda dalla hybris della tragedia greca e arriva fino alla filosofia politica di Carl Schmitt, ma si confronta costantemente con l'attualità, Borgonovo propone una diagnosi della malattia che ha assalito il nostro mondo, al di là e oltre alla diffusione di un micro-organismo fatto di poche proteine e qualche filamento di RNA. E delinea anche quali strade possono portare a un futuro diverso, migliore e più sicuro del passato recente, che sembra già, in qualche modo, lontanissimo.
"Ci stanno ammazzando e noi offriamo la nostra piena collaborazione, partecipando a un suicidio collettivo di cui nemmeno ci chiediamo la ragione. La Morte trionfa, e festeggia scatenandosi in una danza macabra, saltellando gioiosa su una montagna di cadaveri, mentre tutt'intorno, agli spettatori attoniti, non resta che aggiornare quotidianamente la mostruosa contabilità della fine. L'Impero del capitalismo finanziario e quello dell'islam ci strangolano: fratelli gemelli, marciano divisi per colpire uniti. Muoiono gli stranieri sui barconi, stremati dal freddo e dalla fatica o gettati in acqua dai trafficanti di uomini. Muoiono gli italiani straziati dalla crisi. Muoiono gli imprenditori, strangolati dall'austerità criminale imposta dall'Unione europea. Muoiono i risparmiatori, a cui manager di banca strapagati hanno sottratto piccoli patrimoni accumulati in una vita intera. Muoiono ragazzi di nemmeno trent'anni, falciati da loro coetanei che indossano tute nere e sparano, berciando in gloria di una religione violenta e mortifera. Muoiono intellettuali e vignettisti che hanno osato raffigurare il profeta di quella religione, nel colpevole silenzio della cultura che avrebbe dovuto difenderli e sostenerli. Muore la libertà di espressione, muore il pensiero critico. Muoiono i popoli europei, e con essi la civiltà occidentale."
La verità sull'impatto della robotizzazione sul lavoro e sulla nostra vita. Fermate le macchine in 8 punti.
L'Tsis, la sigla dietro cui opera la nuova minaccia dei terrorismo internazionale, si è affermato in Siria e in Iraq ma attira migliaia e migliaia di combattenti perfino dall'Europa e dagli Stati Uniti. Il segreto di questo "successo" è nelle sue efficaci tecniche di propaganda, simili a quelle utilizzate dalle multinazionali dell'Occidente. Francesco Borgonovo racconta il mondo dell'Isis da una prospettiva inedita, smascherando il micidiale perfezionamento delle tecniche di comunicazione del terrore adottate dai suoi uomini. Un'indagine che si muove tra saggio, cronaca, trattato, intervista e romanzo per arrivare al cuore di una situazione che, lo si voglia o meno, riguarda tutti noi.
In Italia è in corso un'invasione in piena regola. Lo dicono le cifre dei rapporti Istat: i cittadini stranieri residenti nella Penisola sono circa tre milioni e mezzo e nel 2008 sono aumentati di circa il diciassette per cento. A questi vanno aggiunti gli immigrati irregolari. Il flusso incontrollato di arrivi ha cambiato il volto delle nostre città, e porta con sé conseguenze devastanti sia sul piano sociale sia dal punto di vista culturale. Da un lato assistiamo a un'impennata della criminalità: stupri, violenze, rapine, omicidi. Dall'altro ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione culturale, che mette in discussione i nostri valori, i nostri diritti, il modo in cui viviamo quotidianamente. E l'Italia come risponde a questa invasione? Niente. Migliaia di fedeli islamici manifestano davanti alla basilica di San Petronio a Bologna, sul sagrato del Duomo di Milano e di fronte al Colosseo a Roma. Centinaia di cinesi si rivoltano contro la polizia in via Paolo Sarpi a Milano. Aumentano in maniera esponenziale le violenze commesse dai romeni. Eppure l'invasione continua a essere sottovalutata, letta attraverso le lenti sporche del politicamente corretto, che addormenta le coscienze. Intanto il Paese - come ha scritto il sociologo Luca Ricolfi - si trasforma nella Mecca del crimine.