Quando, in punto di morte, Goethe mosse il suo indice dal basso verso l'alto, i testimoni che gli erano vicini rimasero sorpresi: per secoli questo gesto è rimasto emblematico e inspiegabile. Oggi, grazie alla suggestiva ricostruzione di Pietrangelo Buttafuoco e di Francesca Bocca-Aldaqre, possiamo coglierne il senso: si tratta di un gesto simbolico della shahada, la testimonianza di fede che ogni musulmano deve compiere in punto di morte per riaffermare di credere nel Dio unico. Attraverso una lunga e approfondita ricerca negli archivi e negli epistolari di Goethe, seguendo le testimonianze di coloro che gli furono più vicini, gli autori raccontano la scoperta e l'avvicinamento del grande scrittore tedesco all'Islam, rintracciandone l'influenza nell'opera poetica, teatrale e saggistica. Un'influenza vissuta però in modo estremamente peculiare e del tutto attuale, e che testimonia della capacità di Goethe di fondere nella sua riflessione elementi filosofici e religiosi appartenenti alla tradizione occidentale come a quella araba e medio-orientale, dando così forma a un pensiero coerente e vitale. Sotto il suo passo nascono i fiori offre al lettore non soltanto una ricostruzione della vita di Goethe - dalla sua prima lettura del Corano nel 1770 alla morte nel 1832 - e uno studio delle sue opere maggiormente ispirate dalla religione musulmana, ma anche l'occasione di riflettere sulla suggestione di un futuro europeo legato a "un Islam mitigato dai cieli del Mediterraneo", un orizzonte di pace verso il quale, secondo gli autori, il poeta orientò le sue più profonde tensioni personali e intellettuali.
Rosario Crocetta se ne va e lascia il suo buco: una voragine nella carne viva della Sicilia, dovuta all'incapacità di un governo che solo l'impostura di una Rivoluzione da Pappagone ha potuto far sopravvivere per tutta una legislatura. Con la complicità dei leader politici nazionali, tutti indifferenti alle sorti del più importante pezzo di storia e di futuro messo al centro del Mediterraneo. E con la sciagurata devastazione sociale conseguente alla bugia delle bugie: l'Autonomia regionale, motore primo della corruzione, degli sprechi e del sottosviluppo. Come in un copione in costante aggiornamento, la terra delle contraddizioni torna a farsi protagonista, con l'urgenza che la cronaca reclama. Attori in scena, con il governatore uscente, i suoi folcloristici assessori, i maledetti piromani che ogni estate tornano a incendiare ettari di terra sull'altare delle convenienze e i furbi che si fanno beffe dei fessi. Ma anche i giganti eterni che fanno grande la Sicilia, come Andrea Camilleri, e poi i caduti, che raccontano la storia di un ritorno, come Totò Cuffaro. Il risultato è un'istantanea impietosa e sagace, sconsolante nella nuda verità e al tempo stesso esilarante nelle dinamiche che ritrae. Dopo Buttanissima, ecco Strabuttanissima Sicilia per raccontare i guai della terra che dannandosi si ama, una terra che pur davanti all'evidenza del baratro si rifiuta di voler imparare dai suoi errori. Aveva ragione Tomasi di Lampedusa. E noi, purtroppo, torto. Nulla, infatti, cambia.