L’uomo è stato pensato e voluto libero da Dio. Questo ha fatto sì che varie siano state, lungo la storia, le sue risposte all’iniziativa divina: dalla negazione alla confessione passando attraverso una molteplicità di atteggiamenti che oscillano tra l'ateismo e la fede.
Ma cosa significa credere? Come possiamo diventare uomini e donne di fede? Alla fede si perviene in forza della rivelazione di Dio. La grazia (charis) irrompe e illumina il cuore dell’uomo, e questi risponde aderendo con tutto se stesso (pistis).
Ma come accogliere il Suo rivelarsi? Semplice: è necessario anzitutto sentirsi oggetto del Suo desiderio amante e creatore. La nostra è una lectio divina al testo di Giacomo, non uno studio esegetico. Per cui al termine di ogni riflessione aggiungeremo una preghiera tratta dal grande patrimonio di sant'Agostino. Il tutto per favorire, come abbiamo evidenziato, il passaggio dall'ascolto alla vita.
Definito uno dei testi più scandalosi dell'Antico Testamento, pessimistico e persino ateo, il libro del Qoelet è in realtà un testo provocatorio che vuole risvegliare nei suoi lettori una fede autentica per entrare così nella complessità della storia senza lasciarsi vivere dalla storia stessa. In questo orizzonte, come ha scritto André Barucq, dalla sua lettura si esce adulti o almeno pronti a diventarlo. Qoelet insegna anche a guardare in faccia la realtà, dando un nome preciso a tutte le inconsistenze che la attraversano, a tutti i vuoti che la caratterizzano. Educa a estirpare i luoghi comuni, a intraprendere un cammino di purifi cazione dalle illusioni sempre risorgenti. E in questa operazione non fa sconti a nessuno. Le sue attualissime pagine risuonano come un forte invito a cercare nel quotidiano il senso della misura, vero rimedio all'insipienza degli eccessi, e a trovare quella sapienza che consente di vivere in un mondo che talora appare come un vero e proprio teatro dell'ingiustizia, se non dell'assurdo.
Siamo di fronte alla narrazione di una nascita, quella di Israele.
Una nascita attraverso una liberazione, certamente; meglio, una nascita attraverso piu liberazioni.
Protagonista principale il popolo santo, ma il vero autore, come vedremo, è Dio. La lettura che faremo dell'Esodo vorrebbe soprattutto indurci a riflettere e a chiederci se siamo coscienti del nostro statuto di figli di Dio; se anche noi avvertiamo le "contrazioni" della nascente creatura; se sappiamo riconoscere ciò che ostacola il cammino della nostra libertà, e se riusciamo — in fine — ad individuare le dinamiche della vita dentro le logiche mondane della morte. Ma non è tutto: siamo consapevoli che la nostra nascita è voluta, preparata, e accompagnata da Dio? Che è Lui stesso a generarci individualmente e comunitariamente come suoi figli e come sua eredita preziosa? A questo punto sorge lo stesso interrogativo che una notte Nicodemo pose a Gesù di Nazareth: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?" (Gv 3,4). E' vero, un uomo, soprattutto se è vecchio, non ha altro estuario che la morte, "ma l'uomo nuovo di cui parla Gesù può rinascere attraverso e lo Spirito" (cf. Gv 3,5).
Un uomo nasce a Se stesso quando sa di essere amato per ciò che è; solo l'amore del Padre — lo Spirito Santo —, manifestato in Gesù, porta alla beatitudine della propria verità.
La lectio divina o lettura pregata della Sacra Scrittura è lo spazio di incontro tra Dio e l'uomo. Debitrice della tradizione ebraica, in cui affonda le radici, la lectio è allo stesso tempo erede della tradizione ermeneutica dei Padri, per i quali non è tanto l'erudizione che va cercata ma l'unzione, non la scienza ma la coscienza, non la carta ma la carità. L'intento del presente volume è di prendere per mano il lettore, come un padre il proprio figlio, per introdurlo all'ascolto di Colui che parla e misteriosamente instaura quella singolare relazione che è fautrice di autentica libertà umana. Ascoltare la Parola non significa decifrarne semplicemente il contenuto; di più, significa lasciare che quella Parola giunga a decifrare la nostra vita.
L'autore presenta una grande galleria di figure che hanno esercitato a vari titoli una leadership nel popolo di Israele e nella Chiesa primitiva. Il presente volume parte dall'Antico Testamento per giungere al Nuovo Testamento dove domina la figura di Gesù di Nazareth, che ha inaugurato una leadership rivoluzionaria e controcorrente. Dopo di lui altri sono stati chiamati ad essere pastori e guide nella Chiesa, come Paolo di Tarso. L'esercizio della leadership nel nome di Cristo e del Vangelo, oggi come allora, conosce fasi di entusiasmo e stanchezza, di grande dedizione e di deplorevoli cadute.
Il volume propone una sorta di itinerario all’interno della Bibbia, dove il silenzio appare come una «ricca metafora dell’essere e dell’agire di Dio» (Báez), ma anche l’ambito in cui l’amore umano prende coscienza della sua essenza miracolosa, della sua libertà e della sua potenza di intimità. Perciò «l’umanità di chi non tace mai si dissolve» (Guardini) ed è impossibile riconoscere i bisogni del prossimo e confessare Dio come Padre senza l’ascolto. L’ascolto è ciò che permette la relazione autentica con l’Alto e l’altro. I personaggi biblici sono proposti in un’ottica originale e tracciano un percorso che dall’Antico giunge al Nuovo Testamento, dove in Gesù di Nazaret, il Verbo uscito dal Silenzio, «il mistero nascosto da secoli e generazioni» si è pienamente rivelato. Chiude il volume una piccola guida su come apprendere l’arte del silenzio.
L'autore
Sandro Carotta, monaco benedettino presso l’Abbazia di Praglia (PD), collabora con diverse riviste di spiritualità e ha pubblicato: Cristo mia speranza è risorto. Il triduo pasquale (La Scala, 2008); Con lo sguardo di Maria. Icone bibliche e poeti, con Manuela Cavrini (Messaggero, 2009); Vogliamo vedere Gesù (Scritti Monastici, Abbazia di Praglia 2012).
Il testo fa sua la domanda dei pellegrini greci saliti a Gerusalemme: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). Accompagnato dall'evangelista Giovanni, l'autore si sofferma anzitutto sulla dinamica dell'incontro con Cristo (cfr. Gv 1,35-42), nella gioiosa scoperta che in lui Dio ha voluto stabilire lasua dimora (cfr. Gv 2,13-22). Se Gesù è colui che incarna il volto misericordioso di Dio (cfr. Gv 8,1-11), allo stesso istante non si lascia però restringere dentro le attese, spesso interessate, dell'uomo (cfr. Gv 6,16-21).Nella lettura del volumetto si coglie l'invito che Gesù rivolse ai discepoli a dimorare in lui (cfr. Gv 15,1-11); su questo invito Gesù attende una risposta totale e sincera: la risposta della fede.