"Questa del Dovere è una materia comune a tutte le scuole filosofiche: e infatti chi può mai avere l'audacia di chiamarsi filosofo, se nulla medita e insegna che riguardi il dovere?"
Nel rivalutare il ruolo di Cicerone nella storia del pensiero antico, i critici hanno recentemente sottolineato e apprezzato la passione con la quale egli rivendica un proprio spazio nel dibattito su uno dei principali motivi della filosofia ellenistica: la contraddizione tra le necessità del fato stoico il libero arbitrio. Composto nel 44 a.C., all'indomani della morte di Cesare, come ultimo momento di una riflessione teologica già avviata dall'Arpinate con i dialoghi De natura decorum e De divinazione, il trattato De fato segna inoltre il ritorno alla tecnica delle Tusculanae disputationes, con l'abulia fatalistica dei boni viri contrastata in un discorso continuo aperto alle soluzioni delle varie scuole di pensiero.
Saggio introduttivo, nuova traduzione e note a cura di:
Andrea Filippetti è dottore di ricerca in Filologia e Letteratura greca e latina e insegna Discipline Letterarie e Latino negli Istituti Scolastici di Istruzione Superiore della provincia fiorentina. Si è occupato soprattutto di medicina e poesia didascalica, di ritrattistica e fisionomica in Grecia e Roma antiche, seguendo anche la fortuna di concezioni scientifiche forme letterarie classiche fino al Rinascimento e al Barocco. Per i tipi di Rusconi Libri ha curato la traduzione commentata dei Remedia amori ovidiani (Santarcangelo di Romagna 2014), mentre per la Pisa University Press ha pubblicato Il remedium amori da Ovidio a Shakespeare (Pisa 2014), raccolta di tre suoi saggi - di cui uno inedito - sulla ricezione shakespeariana delle "cure per il mal d'amore".
Marco Tullio Cicerone (106 a.C.-43 a.C.)
Nato ad Arpino, da famiglia agiata ma non nobile, nel 106 a.C., Marco Tullio Cicerone si forma, a Roma e in Grecia, presso grandi giuristi, retori e filosofi, percorrendo tutti i gradi del cursus honorum fino al consolato (ricoperto nel 63). Convinto assertore del conservatorismo repubblicano, ci lascerà una cospicua messe di orazioni e di opere retoriche, politiche e filosofiche (mentre delle sue prove poetiche ci giungeranno soltanto frammenti). Grazie al suo ricco e articolato epistolario, l'epoca dell'Arpinate è quella che meglio conosciamo di tutta l'Antichità. Sopravvissuto a Cesare, Cicerone è raggiunto e ucciso dai sicari di Antonio sulla spiaggia di Formia nel 43 a.C.
Riscoperta nel 1333 da Francesco Petrarca, l'orazione in difesa di Archia rappresenta un appassionato elogio della poesia e dell'humanitas, e pertanto divenne subito un testo chiave per la genesi del concetto stesso di umanesimo. Ma la Pro Archia è anche un'orazione profondamente politica, in cui Cicerone riflette, sullo sfondo della crisi della repubblica, sulla funzione sociale e civile della poesia.
Saggio introduttivo, nuova traduzione e note a cura di:
Daniele Pellacani è ricercatore on Lingua e letteratura Latina presso l'Università di Bologna. Si occupa prevalentemente di letteratura scientifica, e in particolare astronomica, e della ricezione dei testi antichi nella letteratura moderna e contemporanea.
MARCO TULLIO CICERONE (106-43 a.C.)
E' senza dubbio una delle figure più importanti della letteratura latina. Oratore straordinario, fu anche protagonista dellamvita politica del suo tempo, percorrendo da homo novus tutti i gradini del cursus honorem, fino al consolato del 63 a.C., durante il quale sventò la congiura di Catilina guadagnandosi il titolo di pater patriae. Dopo aver conosciuto l'amarezza dell'esilio (58 a.C.), fu confinato ai margini della scena politica, ma continuò, attraverso le opere retoriche e filosofiche, a portare avanti il suo progetto culturale, finalizzato alla formazione di una nuova classe dirigente, capace di affrontare la crisi in cui versava lo stato. Un progetto che Cicerone perseguì fino all'ultimo, quando, dopo le Filippiche, venne ucciso dai sicari di Antonio.
"Tutte le arti che formano la cultura hanno come un legame che le accomuna, e sono unite tra loro da una specie di parentela."
Le Tusculane si possono considerare sicuramente una delle più importanti opere filosofiche di Cicerone: esse raccolgono cinque dialoghi immaginari ambientati nella villa ciceroniana di Tuscolo e sostenuti da due anonimi interlocutori, conosciuti generalmente come A (Auditor) e M (Magister).
Queste disputationes, i cui singoli titoli evidenziano con chiarezza il contenuto dell'opera (come disprezzare la morte; come sopportare il dolore; come lenire le afflizioni; le altre perturbazioni dell'animo; a vivere in beatitudine la virtù è paga di se stessa), consentono al lettore di indagare la figura del retore e di comprendere che la retorica non è solamente un artificio precettistico, ma una macchina intellettuale piuttosto complessa.
Il "Lelius de amicitia", fortunatissimo dialogo ciceroniano risalente al 44 a.C. e dedicato ad Attico, s'immagina condotto da tre illustri interlocutori, Fannio, Scevola e Lelio, che disquisiscono sul tema dell'amicizia: cos'è, da cosa nasce e a quali fini tende. Mentre l'amicizia per i Romani è innanzitutto la creazione di legami personali a scopo di sostegno politico, la tesi di Cicerone espressa per bocca di Lelio e ispirata soprattutto a fonti di orientamento platonico e storico, è assai innovativa: la vera amicizia è un sentimento del tutto disinteressato, un rapporto insostituibile che, dopo la sapienza, rappresenta il massimo bene cui l'uomo possa aspirare. Sforzandosi di allargare la base sociale dell'amicizia al di là della ristretta cerchia della nobilitas, ponendo come sue fondamenta valori come virtus e probitas, l'amicizia viene sdoganata dall'ambito esclusivamente politico per diventare una sorta di spinta al miglioramento individuale. Introduzione di Isabella Vilardi, premessa di Anna Giordano Rampioni.