Questo volume raccoglie i saggi che Carlo M. Cipolla ha via via pubblicato tra il 1945 e il 1985, e trae il suo titolo dal saggio che - come è chiarito dallo stesso autore - meglio rappresenta il suo modo di intendere e vedere lo sviluppo dell'Europa occidentale dal X al XIX secolo (con riferimento alla rivoluzione comunale, a quella industriale e a quella scientifica). I tanti temi affrontati - tra i quali il declino dell'Italia e degli imperi, le professioni, le epidemie, la moneta, lo sviluppo demografico, le fluttuazioni economiche - inducono il lettore a riflettere sul processo che portò l'Europa al centro del mondo. Comune a tutti questi lavori è il gusto della chiarezza dell'esposizione e il rigore del ragionamento oltre alla sensibilità per il lato umano della storia economica.
In una prosa che sa stemperare l'erudizione in un racconto affabile e arguto, Cipolla traccia dapprima la storia del denaro nell'alto Medioevo, in cui prevaleva il pagamento in natura e la moneta era un mezzo di scambio al pari di qualsiasi altra merce; poi segue l'emergere di monete a circolazione internazionale - il nòmisma bizantino, il dinar arabo, il fiorino, il ducato veneziano - cui si affiancava una «moneta piccola» per le transazioni della vita quotidiana; e mette a fuoco il curioso caso delle «monete fantasma», usate nella contabilità ma prive di un corrispettivo reale. Infine ricorrendo all'esempio del costo dei trasporti, dei libri e del denaro, insegna a intendere il valore relativo dei prezzi e cosa essi dicano delle condizioni di una società.
«La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.» Quinta Legge Fondamentale
Dal 1347 alla fine del Settecento la peste fu il grande spauracchio della società europea. La medicina, non riconoscendone le cause, non poteva porre argini efficaci al contagio che non fossero l'isolamento dei malati e la quarantena. Questo libro racconta di un minuscolo borgo fiorentino ai tempi della grande epidemia del 1630, e insieme alle restrizioni e al collasso della vita cittadina descrive i primi faticosi passi di una politica sanitaria, con il graduale affermarsi di una scienza medica che veniva emancipandosi dalla fede.
Una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; una sorta di scherzosa teoria generale della stupidità umana: due piccoli capolavori di funambolismo intellettuale, che propongono una pausa di eccentricità e comicità tanto più preziosa nei tempi frenetici e stressanti in cui l'uomo vive. Edizione con ventisei disegni a colori di Tullio Pericoli.
Nella sua opera Cipolla si è spesso interrogato sul ruolo della cultura nello sviluppo delle società. Con questo scritto pionieristico ha aperto la strada agli studi sull'alfabetizzazione, sulla scuola popolare, sull'istruzione tecnica, sul contributo dell'istruzione alla crescita economica. Una ricostruzione che ci fa vedere meglio come ancora oggi, in ampie realtà del mondo in via di sviluppo, il problema dell'istruzione resti uno dei fattori chiave del decollo economico.
Come ci si difendeva da morbi, infezioni, malattie e altri flagelli nella società di antico regime? In tre brevi capitoli centrati sull'epidemia di peste del 1630, il libro racconta i tentativi di medici e ufficiali di sanità per individuare sistemi efficaci di prevenzione, la riuscita politica di collaborazione fra Genova e il granducato di Toscana, e l'andamento dell'epidemia in un caso esemplare come Pistoia.
Cipolla raccontava con lo stesso stile leggero ed esatto sia storie scaturite da indagini "minute" (sulle monete, sulle epidemie, sulle tecnologie e i commerci), sia secolari dinamiche economiche e sociali. Basti ricordare ad esempio le ricerche sulla peste, o la storia degli orologi e delle innovazioni navali e militari europee, oppure la parabola vertiginosa dell'argento spagnolo nell'economia moderna. Questa capacità di narrare in breve Cipolla la esercitò anche sui giornali, a cui amò affidare piccole vicende particolari nate da una ricerca o da un documento, ed elzeviri centrati sulla sua prediletta storia delle monete e dell'economia. Il presente volume riunisce il meglio di queste sue storie "extra vaganti", offrendo al lettore un'ulteriore, sorprendente prova della sua maestria di storico e scrittore.
Carlo M. Cipolla (1922-2000) ha insegnato nella University of California a Berkeley e alla Scuola Normale di Pisa, oltre che nelle Università di Venezia, Torino e Pavia. Da "Vele e cannoni" alle indagini sulle epidemie e agli studi sulle monete, per finire al celebre scherzo di "Allegro ma non troppo", tutti i suoi libri sono pubblicati dal Mulino e tradotti in molte lingue.
La storia dell'Europa preindustriale è dominata dal tragico susseguirsi di epidemie che costituivano non solo un terribile dramma umano, ma anche una spaventosa rovina economica. Fu sotto l'incalzare di questi eventi che presero corpo e si svilupparono per la prima volta nell'Italia settentrionale istituti e pratiche che, diffusi in seguito in tutta l'Europa, furono la base dell'organizzazione sanitaria moderna. La storia della loro creazione e del loro sviluppo è lo sfondo su cui si svolge l'azione descritta nei casi magistralmente narrati da Cipolla. In effetti i vari protagonisti del libro non sono i bacilli e i loro vettori - pulci, pidocchi o ratti che fossero - ma gli Ufficiali di Sanità e i loro collaboratori, tutti impegnati in una lotta disperata contro il nemico mortale e invisibile che rimase loro sempre misterioso. Se l'ignoranza della scienza medica vanificò in gran parte l'opera di questi uomini, la loro azione portò in primo piano, sia pure confusamente, il concetto di prevenzione della malattia e mise in risalto l'incidenza dei fattori di natura economica, sociale ed ecologica.
L'"Introduzione alla storia economica" di Cipolla, uscita nel 1988 e ristampata una decina di volte, è composta di due parti, una dedicata a tratteggiare ambito e caratteri della storia economica, e l'altra a un corposo saggio sulle fonti della storia economica europea. Questa edizione ridotta, che si affianca a quella originale senza sostituirla, propone la sola prima parte che in cinque brevi capitoli fornisce una visione generale della disciplina firmata da uno dei maggiori e più autorevoli storici economici italiani.
Portata nel 1347 da una nave proveniente dall'Oriente, la peste fu per secoli il grande spauracchio della società europea. La medicina non ne riconosceva le cause e non sapeva porre argini efficaci al contagio diversi dall'isolamento dei malati e dalla quarantena. L'epidemia causava un collasso nella vita della comunità, ogni attività era rallentata o arrestata, provocando risentimenti nelle popolazioni che mal si adattavano alle restrizioni. Al centro di questo studio è un borgo fiorentino al tempo dell'epidemia del 1630. Abitato da gente "rubestica e ribelle", le vicende di Monte Lupo consentono di ricostruire il clima di un paese spaventato dal morbo, i primi passi di una politica sanitaria e di una scienza che tentava di emanciparsi dalla religione.
Questo volume, divenuto ormai un classico nel panorama degli studi di storia economica, illustra come tra il secolo X e il secolo XIII l'Europa sia riuscita cone le sole sue forze a trasformarsi da area periferica e sottosviluppata a centro motore dell'economia mondiale. Fondendo due diverse anime della storia economica, quella prettamente storica e quella matematica, Cipolla mostra come il predominio mondiale acquisito dall'Europa nei secoli XVIII e XIX non sia stato un fenomeno casuale e improvviso, ma l'inevitabile conseguenza degli sviluppi culturali, tecnologici ed economici che si verificarono nel corso del Medioevo e del Rinascimento.